mercoledì 15 giugno 2016

dal libro delle "incomprensibilità"






Quando i genitori divenivano tali in un'età che oggi consideriamo quasi infantile, vale a dire verso i 25/30 anni,  le pubblicità dei pannolini per neonati erano affidate generalmente a  finti esperti in camice, i quali irrompevano  nelle  modeste sale da pranzo degli spettatori medi per convincerli, con esperimenti pseudo-scientifici, della bontà del prodotto.
Oggi che si diventa madri e padri alla soglia dei 40 anni -ci avete fatto caso?- sullo schermo televisivo appaiono cartoni animati di cui sono protagonisti coloratissimi angioletti che, squittendo gioiosamente, con un linguaggio che non risulterebbe convincente neppure per un bimbo dell'asilo, ci propongono il loro pannolino super assorbente direttamente dal paese di fantasilandia.
Mi chiedo a chi si rivolga "il creativo pubblicitario?" Ai genitori o al bebè, il quale dalla culla è il vero titolare del potere d'acquisto genitoriale e piglia capriccio se non gli si comprano i pannolini con i pupazzetti?
E queste scelte la dicono lunga sul grado di lucidità dei consumatori dei nostri tempi. Più grandi sono e più hanno bisogno di linguaggi infantili per essere conquistati!

Non è un pranzo di gala

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