sabato 31 marzo 2018

L’ibisco viola” e “Americanah” di Chimamanda Ngozi Adichie.



Chimamanda Ngozi Adichie (se avete dubbi su come si pronunci correttamente il nome potete scoprirlo  qui è la star del momento.
Avrete certamente sentito parlare del suo saggio “ Dovremmo essere tutti femministi”( pubblicato in Italia da Einaudi), adattamento dell’ormai famosissimo discorso" We should all be feminist" tenuto nel 2012 durante il ciclo di conferenze TEDx, che ha ispirato il brano ”Flawless” di Beyoncé.
Chimamanda Ngozi Adichie nasce il 15 Settembre del 1977 a Enugu, Nigeria, quinta di sei figli di genitori di etnia Igbo: James Nwoye Adichie, primo professore di statistica presso l’università della Nigeria con sede a Nsukka, e Grace Ifeoma , prima donna a lavorare presso la medesima istituzione con il ruolo di cancelliera.
Chimamanda, completati gli studi secondari, si iscrive alla facoltà di medicina e farmacia, che frequenta per un anno e mezzo, periodo nel quale contribuisce come editore alla rivista “The Compass”, pubblicazione degli studenti cattolici.
A diciannove anni si trasferisce negli Stati Uniti per studiare comunicazione alla Drexel University di Philadelphia e successivamente all’ Eastern Connecticut State University, dove si laurea in comunicazione e scienze politiche nel 2001 “ summa cum laude”. Termina il suo corso di studi alla Johns Hopkins University di Baltimore ottenendo la laurea magistrale in “scrittura creativa”.
Durante l’ultimo anno di studi presso la Estern Chimamamnda lavora al suo primo romanzo “ , pubblicato nel 2003. Il libro raccoglie un grande successo di critica e di pubblico, tanto da giungere finalista al Orange Fiction Prize ed essere insignito del Commonwealth Writers’ Prize for Best First Book (2005). Il secondo romanzo, “La metà di un sole giallo”,ambientato durante la guerra del Biafra, uscito nell'Agosto del 2006 in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, è stato poi pubblicato , come già prima “L’ibisco viola”, anche in Nigeria. Nel 2013 arriva il suo terzo, acclamatissimo libro: “ Americanah”. Sposata, è madre di una bimba. Vive tra al Nigeria, dove insegna “scrittura creativa”e gli Stati Uniti . ( Fonte: sito ufficiale di Chimamanda Ngozi Adichi)

Ho letto, in rapida sequenza “L’ibisco viola” e “ Americanah”. Di entrambi i romanzi consiglio, naturalmente, la lettura.
L’ibisco viola”, con grande garbo e freschezza, ci introduce nella realtà complessa e claudicante della Nigeria post coloniale attraverso lo sguardo della quindicenne Kambili, che vive, insieme alla madre e al fratello, prigioniera del fanatismo religioso del padre Eugene, editore dell’unico giornale indipendente del paese, uomo di irreprensibili virtù e encomiabile generosità in pubblico, ma crudelissimo padre-padrone tra le mura domestiche.
Americanah” è invece la storia di Ifemelu, studentessa nigeriana che, grazie ad una borsa di studio, si trasferisce in America, dove diventa una blogger di successo prima di decidere il rientro nel paese di origine.
Qui ho fatto  un breve punto sulla “letteratura afroamericana”.
La prima cosa da specificare, a proposito di Chimamanda Adichi è che il tema razziale, centrale appunto in gran parte della letteratura afroamericana”, non è argomento preferenziale in entrambe i romanzi di cui parlo. Ifemelu, la protagonista di Americanah, “nera non americana” come la sua autrice, scopre , infatti, il razzismo solo dopo che è arrivata negli USA, dove “ anche se un ragazzino bianco e la ragazzina nera crescono nello stesso quartiere, la razza è di primaria importanza”
Leggere Chimamanda Adichi è prima di tutto ed essenzialmente entrare nel continente africano attraverso la porta nigeriana per buttare uno sguardo sulle problematiche che lo affliggono: instabilità politica, corruzione dilagante a livello governativo e burocratico, disuguaglianze sociali e arretrata condizione femminile. Ma c’è dell’altro, tanto altro che si coglie nella rappresentazione che l’autrice fa del quotidiano: interessanti i riferimenti alle varie lingue parlate dai diversi gruppi etnici, all'uso che viene fatto della lingua inglese a secondo della classe di appartenenza, così come preziosi i cenni sui legami gentilizi e famigliari alla base della struttura sociale. Appassionante, per un certo verso, anche la finestra che l’autrice apre sul rapporto che le ragazze hanno con il proprio corpo e soprattutto con i capelli: la percezione, ad esempio, dell’acconciatura “afro” come un problema da parte di alcune o un valore aggiunto da parte di altre ( la scelta di esibirla assume, infatti,il significato di riappropriazione di una identità femminile non stereotipata, per divenire in Africa, simbolo di emancipazione e in America, di rivendicazione dei diritti razziali). Infine non affatto superflue le indicazioni sugli esponenti della letteratura e della musica pop-rock più seguiti dalle nuove generazioni.
L’Africa è un crogiolo variegato di popoli, di tradizioni, di culture semisconosciute. La voce di Chimamanda, fresca e intelligente, è una opportunità da cogliere al volo per averne un assaggio interessante.


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