A ruota libera.
Non può che intitolarsi così un post nato dalla idea “basica” di raccontare i tre libri letti nei giorni scorsi che finirà poi per deragliare su Vespa, Riina, le ospitate alla televisione, i padri, i figli e il pentitismo.
Per chi fosse curioso, i tre titoli di questo periodo, in rigoroso ordine cronologico, sono:
Non può che intitolarsi così un post nato dalla idea “basica” di raccontare i tre libri letti nei giorni scorsi che finirà poi per deragliare su Vespa, Riina, le ospitate alla televisione, i padri, i figli e il pentitismo.
Per chi fosse curioso, i tre titoli di questo periodo, in rigoroso ordine cronologico, sono:
- Lettera a D. Storia di un amore. (André Gorz –edizioni Sellerio)
- Mr Peanut (Adam Ross – edizioni Einaudi)
- Maestro Utrecht (Davide Longo – edizioni NN).
Da tempo uso un’espressione di cui rivendico la maternità ( d’impulso mi era
venuto di scrivere la paternità ma mi sono corretta in tempo. Anzi, visto che
ci sto a riflettere tanto sopra, la metto giù ancora più politicamente corretta
e azzardo a scrivere di rivendicarne la genitorialità). Mi riferisco a “comunisti vista
mare”, locuzione con cui stigmatizzo –inutile
negarne l’accezione negativa- la categoria dei figli della media, alta,
altissima borghesia, i quali ostentano inclinazioni marxiste, vocazioni
rivoluzionarie, orientamenti anarchici e controborghesi, con annessi e connessi
aneliti e afflati socialisti e uguaglitari, senza rinunciare di fatto alla costosa
scarpa di marca ( che però –attenzione- è simbolica), all'abbigliamento di una
certa tipologia ( che fa hipster), persino ad un determinato taglio dei capelli e ancora alla vacanza in barca con mamma e papà, alla cameretta vista mare
nel quartiere bene. Parlo in buona sostanza di quelli che vivono la rivoluzione
perché “se lo possono permettere”. Mi stanno antipatici, lo ammetto e si sarà
capito.
Eppure nel mio odierno furoreggiamento del pensiero non chiamo in causa loro, bensì l'altra categoria che pure mi raccapriccia, ovvero quella dei benpensanti qualunquisti, centimètre à penser – che tengo ancora più sulle scatole- i quali hanno tuonato contro Vespa e Riina, che hanno plaudito ai librai fattisi censori, che hanno invocato la necessità del ravvedimento per la riabilitazione nel consorzio umano dei camorristi –cosa buona e giusta, per carità- ma che restano sostanzialmente ciechi difronte all'ostinato mancato pentimento della maggior parte degli ormai cresciuti “comunisti vista mare” di cui sopra, alcuni dei quali imprenditori a loro volta, altri stimati professionisti, altri ancora persino ben inseriti nelle redazioni dei giornali e delle televisioni, nel mondo politico e culturale a tenerci lezioni sulla morale.
Eppure nel mio odierno furoreggiamento del pensiero non chiamo in causa loro, bensì l'altra categoria che pure mi raccapriccia, ovvero quella dei benpensanti qualunquisti, centimètre à penser – che tengo ancora più sulle scatole- i quali hanno tuonato contro Vespa e Riina, che hanno plaudito ai librai fattisi censori, che hanno invocato la necessità del ravvedimento per la riabilitazione nel consorzio umano dei camorristi –cosa buona e giusta, per carità- ma che restano sostanzialmente ciechi difronte all'ostinato mancato pentimento della maggior parte degli ormai cresciuti “comunisti vista mare” di cui sopra, alcuni dei quali imprenditori a loro volta, altri stimati professionisti, altri ancora persino ben inseriti nelle redazioni dei giornali e delle televisioni, nel mondo politico e culturale a tenerci lezioni sulla morale.
A chi mai è venuto in mente di indagare se il figlio
di un piccolo, medio o grande imprenditore si sia dissociato dall’operato del
genitore che si avvale di operai sfruttati al nero. Chi ha mai preteso che il
seme di tali piante certifichi di esserne caduto lontano, scuotendone i rami –non solo a chiacchiere- e chiedendo che il
caro padre non delocalizzi, non evada le tasse, non attui discriminazioni verso le lavoratrici, non corrompa e paghi
mazzette?
Solo allora, quando rifletteremo in forma più complessa, quando articoleremo i pensierini non unicamente in slogan che entrano nello spazio di un tweet, su certe indignazioni mi ci troverete totalmente d'accordo. Non mi dite che da qualche parte bisogna iniziare ed è bene partire dal più marcio. Non ci sono sfumature nel putrido.
Come sostenne Veronica, nel celebre monologo sul donatore di lavoro (https://www.youtube.com/watch?v=Q3FP5Cdx-gE) non ci sono figli e figliastri, per me i figli sono tutti uguali: pretendo da tutti la stessa coerenza e onestà intellettuale.
Solo allora, quando rifletteremo in forma più complessa, quando articoleremo i pensierini non unicamente in slogan che entrano nello spazio di un tweet, su certe indignazioni mi ci troverete totalmente d'accordo. Non mi dite che da qualche parte bisogna iniziare ed è bene partire dal più marcio. Non ci sono sfumature nel putrido.
Come sostenne Veronica, nel celebre monologo sul donatore di lavoro (https://www.youtube.com/watch?v=Q3FP5Cdx-gE) non ci sono figli e figliastri, per me i figli sono tutti uguali: pretendo da tutti la stessa coerenza e onestà intellettuale.