giovedì 11 agosto 2016

Red or dead di David Peace


Non sapevo neppure chi fosse David Peace, prima di questa estate. Poi una delle voci che considero tra le più autorevoli del panorama letterario italiano, Giuseppe Genna, ne ha scritto. Seguendo la segnalazione mi sono buttata a capofitto, fiduciosa, nelle seicentocinquanta pagine di " Red or dead" e ora David Peace  è il mio nuovo mito. 
David Peace (Wikipedia ha contribuito a colmare la lacuna almeno per quanto riguarda il basico) è uno scrittore inglese, nato  a Ossett, West Yorkshire, nel 1967. Nel 1991 si trasferisce in Turchia per insegnare inglese e successivamente in Giappone per la stessa ragione. Nel frattempo scrive racconti e romanzi, alcuni dei quali subiscono adattamenti cinematografici di buon successo.
"Red or dead", pubblicato in Italia da Il Saggiatore nel 2014, tradotto da P. FormentonM. Pensante, racconta la storia di Bill Shankly, mitico allenatore del Liverpool Football Club.
In verità sono un disastro anche in materia calcistica e nonostante mio marito 
 tempo fa mi avesse trascinato in un pellegrinaggio ad Anfield, leggendario stadio del Liverpool, avevo rimosso il fatto, continuando ad ignorare tanto le prodezze di Shankly, tanto quelle della sua squadra. Grazie a Peace ho ampiamente rimediato anche a questa mancanza e d'ora in poi non dimenticherò più la storia gloriosa di Anfield.
Lo so, lo so, che sono facile agli entusiasmi letterari e vi consiglio caldamente di leggere quasi tutto ciò che mi passa per le mani. Questa volta è diverso: siamo di fronte ad un vero e proprio capolavoro  imprescindibile  sia per gli appassionati di calcio  sia per gli estimatori delle buone letture.
Uno dei più autorevoli critici letterari contemporanei, Harold Bloom, sostiene che un autore rientra nel "canone" quando la sua scrittura propone evidenti elementi di novità. Bloom parla di "singolarità". " Chi  legge per la prima volta un'opera canonica si imbatte  in un estraneo, in una misteriosa sorpresa anzichè nella realizzazione di un'aspettativa." Non potevo dire meglio ciò che mi è accaduto al cospetto del romanzo su Shankly. Sono rimasta sorpresa. "Read or dead" non somiglia a niente che avessi fino ad oggi letto.
La scrittura di Davide Peace mi ha  in principio confusa, disorientata,  anche infastidita (lo ammetto), ma alla fine mi dichiaro entusiasta.
 La forza del suo periodo sta nella ripetizione.
 
«Bill Shankly andò alla finestra. Bill Shankly tirò le tende. Bill Shankly guardò fuori dalla finestra, Bill Shankly guardò in strada. La strada deserta, le case silenziose. Le tende tirate, le porte chiuse a chiave. Tirate e chiuse a doppia mandata per sempre». Pressappoco questo è il ritmo di tutte le seicentocinquanta pagine,ed è questo ritmo a fare di Peace uno scrittore epico. La sua narrazione è epica.Il suo periodare è pulsante, coinvolgente. Totalizzante.
Fatevi questo regalo. Sperimentate  una delle penne più potenti in circolazione. Sono assicurate ore di puro piacere, grazie alla maestria di Peace, grazie ad uno scrittore capace di consacrare tutto ciò sfiora con il suo genio in leggenda .

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