mercoledì 5 dicembre 2018

Il Tizio

Ho conosciuto un tizio, una volta, in un libro.
Uno di quelli bislacchi, a cui, loro malgrado, succedono cose strane. Per volontà del narratore, si intende. Non gli succedevano cose rocambolesche. Su questo punto voglio essere chiara. Niente sparatorie, inseguimenti, e nessuna vicenda con “sfumatura di colori annessa”, se mi spiego. Uno che, quando all'inizio leggi la sua vita, partendo dal punto in cui lo scrittore decide di buttartelo tra i piedi, pensi che sia un povero sfigato, tanto che ti rigiri tra le mani le duecento pagine del libro e ti chiedi come farai a superare tutta quella esistenza normale, piana, comunissima per arrivare al finale.
Poi quel tizio, ad un certo punto, fa una cosa e tu cominci a capire che un po’ ti assomiglia. Ne fa un’altra e  confermi l’impressione. Allora prosegui nella lettura perché lo capisci fino in fondo, ormai ti sei identificato. Ma gli scrittori a volte sono malvagi. Ad un certo punto il mio -o meglio quello del mio libro- ha fatto capitare una cosa al suo personaggio -che ormai è anche il mio- che a me non mi è mai successa, o almeno così mi sembrava. Allora il mio spirito   è declassato da forte identificazione a semplice interesse nella storia e così sono arrivata all'ultimo rigo.
Però a questo tizio io ho pensato molto, dopo. Quando ti hanno fatto compagnia per un po’ è vero quello che si dice sui protagonisti delle storie: diventano amici. E naturalmente sugli amici, o meglio sulle loro vicende non smetti di rimuginare .
Gli scrittori a volte vanno di metafora . E ci vanno giù duro. Non rimandi semplici e oggettivi da una cosa ad un’altra. A volte ti dicono “razzi”, ma parlano di cazzi  o di pazzi.  E tu fatichi a capire che quel razzo sei tu. Tu sai di essere più esplicitamente un cazzo o un pazzo e ci metti tempo a dedurre che la storia del razzo è anche la tua.
Quel tizio che ho conosciuto nel libro, leggeva libri. Li ha letti fino a che non è stato aggredito, per strada e senza una ragione, da alcuni bulli ignoranti. Per il solo fatto che camminasse con la testa ficcata tra le pagine quei trogloditi lo hanno pestato a sangue mandandolo in ospedale. Allora da bulimico è diventato anoressico. Niente. Non riesce più a leggere una riga che gli sale su il vomito. E così fino alla fine.
Personalmente non sono stata mai picchiata a sangue da trogloditi. Ma fate conto che.
Quel razzo è diventato un cazzo o un pazzo quando ho capito di essere stata malmenata anche io da tanti pseudo scrittori al punto che spesso, ultimamente, ho sentito salirmi il vomito davanti a certe pagine. Sono stata aggredita con pesanti errori di grammatica, di sintassi. Con   storie prive di interesse, con prose pesanti come macigni. Con ipertrofie avverbiali recidivanti, aggravate e reiterate. Basta. Ho giurato, vedendo la fine che ha fatto il tizio che ho conosciuto nel libro, che cambierò, nel caso, marciapiede. Ma basta farsi bullizzare dai falsi scrittori.
  

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