giovedì 2 maggio 2019

"Il giorno della nutria" - Andrea Zandomenghi


“Il giorno della nutria” di Andrea Zandomeneghi, edizioni Tunué, mi guarda arcigno, dall'alto della pila di libri che, guadagnata la mia approvazione, attendono pazientemente che ne scriva.
Ero partita a razzo, in verità. Già a metà del libro, mentre bevevo il primo sacro caffè della giornata, una mattina mi ero lanciata nel seguente commento entusiasta: Non vorrei spoilerate nulla di questo testo, se non in un consiglio di lettura scritto bene, strutturato, circostanziato. Un consiglio che sia, insomma, all'altezza del libro stesso, che è sagace, erudito, divertente, intelligente così come tutte le cose fatte per bene o super perbene dovrebbero essere: con il giusto equilibrio, con la necessaria raffinatezza, con la sottile ma palpabile ironia che fa risaltare, rendendo più palesi i contrasti, le illogicità, i logorii degli intellettualismi (che divengono umane nevrosi) moderni, il nostro essere nel tempo che viviamo. Potrei dire che Zandomeneghi ha scritto un romanzo imprescindibile, necessario, urgente. Non lo dirò per non nuocere ne' al romanzo, ne' al suo autore: certi aggettivi rischiano di essere caricaturali e di instillare dubbi sulla reale corrispondenza ai testi.
E’ successo poi che recensioni su “ la nutria” siano piovute giù a catinelle da ogni parte e che in ciascuna abbia letto le cose che avrei voluto dire io, sicuramente meglio di come le avrei dette io: ottimo esordio, “giallo capovolto”, affresco della provincia italiana, riuscita analisi introspettiva, colto, ironico. Ho preferito, a quel punto, l’autocensura per scampare il rischio d’annoiare.
Le cose lasciate in sospeso, tuttavia, mi perseguitano senza lasciarmi scampo e, meglio tardi che mai, eccomi qua: una lode in più, in fin dei conti, potrà stufare ma non nuocere.
Ammetto la difficoltà di riprendere il discorso interrotto in quella fredda mattina di marzo conservando minime briciole di autonomia dagli autorevoli pareri altrui. L’unica via praticabile è di riversare nel mio consiglio (spoglio di qualsiasi considerazione tecnica) unicamente la soddisfazione, nuda e cruda, goduta leggendo il romanzo.
Soffro da sempre d’emicrania, supplizio che pare abbia trasmesso, come una sorta di anatema genetico, anche alla mia secondogenita. Dopo “Il giorno della nutria” nulla sarà più lo stesso. Non potrò mai più vivere un singolo episodio di cefalea senza pensare alla ragguagliatissima, ancorché spregiudicatissima creatività, in fatto di rimedi farmacologici, di Davide Aloisi, protagonista del romanzo e, ora, mio personale guru letterario, in buona compagnia con Portnoy dell’omonimo lamento di Roth, Ignatius di “Una banda di idioti”, Barney della Vesione di Richler e Lenny Abramov di “Storia d'amore vera e supertriste” .
Zandomenighi è bravissimo a caricare il simpatico psicotico giovane di tic, stigmi e dogmi tipici della sua ( vorrei dire mia, ma purtroppo non posso più permettermelo) generazione. A gettargli sulle spalle dubbi, idiosincrasie, disillusioni di ogni sorta, che con abilità Aloisi schiva o assorbe -come più si preferisce- con sarcasmo, amarezza, disincanto, grazie al corroborante ausilio di massicce dosi di psicofarmaci, droghe e alcool frammiste a una solida e ben sedimentata preparazione culturale.
Uno romanzo che mi ha divertito, sorpreso, confuso, convinto e non esattamente in quest’ordine.
 “Il giorno della nutria” è vulcanico. Lapilli, ceneri, gas  della storia strettamente intesa investono istantaneamente mentre il magma avanza più lentamente ma inesorabile,  depositando mille sollecitazioni( frammenti di cultura alta, nozioni di farmacopea, molto più che un'infarinatura di psicologia/psicanalisi) e mille acute considerazioni ( la parentesi sulle cose divine di pag. 42 da tenere in conto, così come quelle sul senso di superiorità  di chi si arrocca sui vantaggi secondari della cultura di pag. 107).
E’ vero che nella seconda parte il registro sarcastico cede il passo ad una psichedelica angoscia che asciuga il sorriso a vantaggio della trepidazione, rendendo la lettura più impegnativa e sofferta, ma bisognava pur risolverlo il giallo.
Il giudizio è favorevolissimo. Bene, molto bene per Zandomeneghi.


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