mercoledì 24 febbraio 2016

Fringe ( seconda parte: getting ready)

Fringe: orlo, bordo, margine. Mentre si dirigeva verso il bagno cercò di tradurre la parola in italiano, ma nessuno dei vocaboli che le erano balzati alla mente coglievano l’essenza del fenomeno in atto su Napoli. Quello alle spalle del Vesuvio, in alto a sinistra, ad occhio e croce proprio sul mare, era un enorme buco, un  vero e proprio squarcio nel cielo oltre il quale si intravedeva lo sprazzo di un paesaggio ignoto.
La mente lavorava febbrilmente riordinando i pensieri: scartate le ipotesi apocalittiche del tutto inverosimili tentava di recuperare dal fondo della memoria rudimenti di geografia astronomica appresi al liceo. Le speranze erano flebili. Aveva odiato la materia con tutte le sue forze. Niente di più probabile, dunque, che passati gli esami avesse cancellato l’intero file delle nozioni ad essa relativi. Non solo il cervello era nel caos. In verità anche le viscere erano in subbuglio. L’ansia, l’eccitazione nonché la paura in certe situazioni -si sa- sollecitano i moti intestinali. La carica di adrenalina si riverberava naturalmente pure sulle mani: l’impercettibile tremolio   la impacciava nei gesti pur di routine che andava compiendo, rallentandoli.
Aprì il rubinetto per darsi una lavata a faccia e denti e tirò una bestemmia. Aveva scordato le bizze della caldaia che erano cominciate la sera prima. Razionalmente sapeva che l’acqua calda in quel frangente era l’ultimo dei suoi problemi ma l’istinto o forse lo smarrimento del momento ebbero la meglio, così in perfetto sincrono lanciò un'altra imprecazione mentre sferrava un calcio alla cesta dei panni sporchi.    
Qualsiasi cosa stesse succedendo lei doveva vestirsi e in fretta,  ma senza rinunciare al caffè del mattino, a maggior ragione se  rischiava di essere l’ultimo della sua vita.  Fece un salto in cucina, preparò la moka e la lasciò sul fuoco mentre ritornava in camera da letto ad infilarsi qualcosa. Con gli occhi puntati sulla infuocata crepa del cielo indossò due maglie tra le più calde che possedeva e mise sotto i jeans anche i collant: quando era spaventata – chissà perché- pativa brividi di freddo.  Nell’incertezza su come si sarebbero messe le cose nelle ore successive, pensò bene di tenere sotto controllo almeno il basico.
L’ispirazione le giunse sul punto di scegliere le scarpe. 

Non è un pranzo di gala

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