Il 29 Agosto è arrivato in libreria, edito da Guanda "Eccomi" di Jonathan Safran Foer, tradotto da Irene Abigail Piccinini.
Un appuntamento che non potevo disertare, avendo tanto apprezzato "Molto forte incredibilmente vicino" . Ho letto il nuovo romanzo tutto d'un fiato, in appena una settimana, ma ho dovuto frapporre qualche giorno e un paio di altri libri prima di scriverne. Dovevo rifletterci su meglio, verificare se con il tempo avrei domato la vocina impertinente che a metà lettura aveva esclamato:- "questo è il miglior romanzo di Franzen dell'ultimo periodo, altro che Purity!" Battuta a parte, messo in conto che ogni romanzo ha con gli altri dello stesso autore un rapporto simile a quello tra fratelli, i quali pur condividendo il patrimonio genetico hanno autonome personalità, e che " Eccomi" non potesse, ne' dovesse replicare " Molto forte e incredibilmente vicino", non mi aspettavo un cambiamento così deciso. Mi hanno sorpresa i maceramenti di coppia introspettivi -anche troppo- e gli interni familiari di normalità "disfunzionali" alla Franzen che lontani dal mondo di Franzen, però, non funzionano altrettanto bene.
"Eccomi" è la storia di Jacob, un autore di fiction alle prese con la ridefinizione di sé nella dimensione di single e padre separato, ma soprattutto dei termini della propria appartenenza al popolo ebraico. Sullo sfondo, un terremoto apocalittico che sconquassa il Medio Oriente trascinando Israele in una guerra con i confinanti, che è l'espediente narrativo per costringere Jacob a metabolizzare, una volta per tutte, il suo essere "ebreo religioso".
Le 666 pagine del libro sono un'occasione mancata. Da tempo si attende il nuovo grande romanzo americano, un nuovo Via col vento fatto di famiglia, luoghi, conflitti.
Di famiglia, in "Eccomi" ce n'è tanta. Gioiosa, dolorosa, riflessiva, ipercolta, corale. Il luogo, Washington, non poteva essere più rappresentativo di un'America in cui le "vite interiori" sono "schiacciate da tutto quel vivere". Conflitti, vari e abbondanti, metaforici e reali: si combattono i coniugi , lotta Jacob contro suo padre, i suoi figli, i parenti venuti da Israele, perfino contro sè stesso. Scende in guerra Israele, richiamando gli ebrei americani. "Eccomi" sembrerebbe il candidato perfetto.
Eppure non mi ha spinta verso un totalizzante coinvolgimento emotivo. Sarà per uno squilibrio tra la mancanza di elementi ossigenanti e la sovrabbondanza di quelli "celebrali" che porta Safran Foer lontano dall' effervescenza del Portnoy di Roth e dalla pacatezza de " Il commesso" di Malamud, senza suggerirgli una terza via che non sia un' accuratezza da manuale di psicologia.
Eppure non mi ha spinta verso un totalizzante coinvolgimento emotivo. Sarà per uno squilibrio tra la mancanza di elementi ossigenanti e la sovrabbondanza di quelli "celebrali" che porta Safran Foer lontano dall' effervescenza del Portnoy di Roth e dalla pacatezza de " Il commesso" di Malamud, senza suggerirgli una terza via che non sia un' accuratezza da manuale di psicologia.
Eccomi è un romanzo impeccabile. Ma un romanzo riuscito deve andare oltre " il perfetto per contenuto e forma".