giovedì 26 aprile 2018
" La ferrovia sotterranea" di Colson Whithead
Dopo una lunga attesa ho soddisfatto la curiosità sul romanzo di Colson Whitehead, vincitore lo scorso anno del Pulitzer per la narrativa.
Della letteratura afro-americana e america -africana ne ho scritto diffusamente altrove.
In questo post lascio spazio a pochi, semplici appunti su quello che mi sarei aspettata e su quello che ho trovato nelle pagine del libro e non esattamente in quest’ordine.
Ci ho trovato, benché altrove abbia letto di un cambiamento di registro dell’autore rispetto al suo stile consueto, il Whitehead di "Zona uno". Nelle descrizioni della caccia ai fuggiaschi, dell’esplorazione dei confini territoriali, degli effetti del mondo esterno, meglio ancora, del suo assetto sociale sulla psicologia umana, lo stile, il ritmo narrativo, anche il lessico restano "alla Whitehead" .
Cosa non ho trovato: non ho trovato -per fortuna- "il realismo magico" di "Amatissima" della Morrison, al quale pure qualcuno altrove si era riferito.
Salti di tempo e di luogo vengono, certo, utilizzati da C. Whitehead ma in una rielaborazione personale e assolutamente autonoma, cui va ascritto il merito di sottrarre il romanzo al pericolo di una sovrapposizione con il testo della Morrison che gli sarebbe stato fatale.
Cora, la protagonista de "la ferrovia", fin dall’incipit rischia l’identificazione con Denver, la figlia di Sethe del romanzo della Morrison, nel quale già vi era il riferimento alla leggendaria ferrovia sotterranea che Whitehead ha scelto qui di recuperare facendone narrazione a sé. Ottima dunque la scelta di lavorare elaborando per la protagonista, il coro di coprotagonisti e la trama tutta del romanzo, una dimensione di libertà di fatto unica possibilità per affrancare "la ferrovia sotterranea" da deleterie sudditanze che non l’avrebbero portata lontana, in ogni caso, sicuramente non al premio Pulitzer.
lunedì 16 aprile 2018
" Parlarne tra amci" di Sally Rooney
"Parlarne tra amici" è il romanzo di esordio di Sally Rooney, ventiseienne autrice irlandese. Scritto in soli tre mesi, il libro le è valso la nomina a Best Young Writer del 2017 dal Sunday Times.
Io lo consiglio perchè è una gran bella storia, scritta bene bene bene e perchè di un romanzo di formazione a firma femminile, così incisivo, franco, senza sovrastrutture narrative, ideologiche, stereotipe, se ne sentiva la necessità.
Io lo consiglio perchè è una gran bella storia, scritta bene bene bene e perchè di un romanzo di formazione a firma femminile, così incisivo, franco, senza sovrastrutture narrative, ideologiche, stereotipe, se ne sentiva la necessità.
Sally Rooney è autentica, colta, interessante, mai banale. Se avete dai 20 ai 30 anni è il vostro libro. Se avete dai 30 in su, è ugualemnte il vostro libro. Perchè entrare nell'universo di una generazione è sempre operazione necessaria. Meglio quando si riesce a farlo con una chiave stimolante e originale.
lunedì 9 aprile 2018
"Patria" di F. Aramburu
"Da molto tempo non leggevo un romanzo così persuasivo, commovente, così brillantemente concepito". Mario Vargas Llosa.
L'opinione di un Nobel non è cosa di poco conto. Non ha bisogno di zeppe a supporto. Aggiungo che, sebbene lunghetto, il romanzo di Aramburu, si legge in fretta, non solo perché scorrevolissimo, soprattutto perché prende. Vite intrecciate e al contempo slegate dal medesimo evento tragico. Declinazioni diverse di un unico dolore. In quanto al caso: nominativo per chi è stato artefice dell'evento drammatico da cui genera la narrazione , genitivo per chi lo ha fatto proprio e lo ha portato come una croce per l'intera vita, accusativo per coloro sui quali è transitato, dativo per colui che ne è stato destinatario, vocativo per quelli che lo hanno sacralizzato, ablativo per coloro che lo hanno strumentalizzato ai fini più personali.
Due famiglie, nove protagonisti, sullo sfondo di una Spagna dilaniata dal terrorismo di matrice indipendentista. Come nella tradizione dei romanzi migliori, terminata l'ultima pagina, le loro voci vi mancheranno e vi sorprenderete a fantasticare, quasi fossero creature realmente esistenti, su che cosa stiano, ora, facendo.
L'opinione di un Nobel non è cosa di poco conto. Non ha bisogno di zeppe a supporto. Aggiungo che, sebbene lunghetto, il romanzo di Aramburu, si legge in fretta, non solo perché scorrevolissimo, soprattutto perché prende. Vite intrecciate e al contempo slegate dal medesimo evento tragico. Declinazioni diverse di un unico dolore. In quanto al caso: nominativo per chi è stato artefice dell'evento drammatico da cui genera la narrazione , genitivo per chi lo ha fatto proprio e lo ha portato come una croce per l'intera vita, accusativo per coloro sui quali è transitato, dativo per colui che ne è stato destinatario, vocativo per quelli che lo hanno sacralizzato, ablativo per coloro che lo hanno strumentalizzato ai fini più personali.
Due famiglie, nove protagonisti, sullo sfondo di una Spagna dilaniata dal terrorismo di matrice indipendentista. Come nella tradizione dei romanzi migliori, terminata l'ultima pagina, le loro voci vi mancheranno e vi sorprenderete a fantasticare, quasi fossero creature realmente esistenti, su che cosa stiano, ora, facendo.
giovedì 5 aprile 2018
"Un amore dell’altro mondo" di Tommaso Pincio
Questa è la storia di strane coincidenze.
No. Non mi riferisco alla trama del romanzo, che pure tiene il lettore sul filo del mistero e del dubbio in virtù del peculiare -diciamo così- intreccio tra le vite di Homer Alienson, il protagonista, e quella di Kurt Cobain, il leader dei Nirvana.
Parlo della bizzarra circostanza in virtù della quale, esattamente una settimana fa, incrocio lo sguardo del bimbo biondo della copertina sulla mia bacarella di libri di fiducia. E' da lì che mi strizza l’occhio, costringendomi, letteralmente, a portarlo a casa con me. Lo faccio praticamente a scatola chiusa, senza badare a null'altro che alla sua faccia buffa: ne’ al titolo, ne’ alla sinossi sul retro, ne’ al nome dell’autore. Mi ci attacco, al libro, perdendoci le notti , proprio come succede al protagonista della vicenda, che vive privandosi del sonno per anni. Lo finisco, sempre il libro, il cinque aprile, data in cui si conclude il viaggio terreno di Cobain, di cui, più o meno, narra il romanzo.
Tommaso Pincio mi fa simpatia, lo ammetto. Umanamente, intendo. Ha una faccia “ da buono”. Non mi lascio certo condizionare da questo elemento illogico, tuttavia, per determinare il gradimento verso il suo lavoro.
Per quello mi baso sulla scrittura, che in Pincio è sempre chiara e ben strutturata. La sua sintassi -per dire- mi fa sbavare: un intreccio perfetto!
Mi poggio sulla trama e sul suo sviluppo: scorrevolissima, manco a dirlo.
Mi rifaccio al linguaggio, che mantiene una sottile musicalità, un’alea poetica: le parole lavorano sull'anima, dopo che lo stile ha già impressionato il cervello, insomma.
Un amore dell’altro mondo è considerato il romanzo simbolo della generazione x , di cui Kurt Cobain è stata la voce.
Sullo sfondo della vicenda, in effetti, c’è l’ America della Guerra del golfo, di Twin Peaks, del Grunge. E’ noto, però, che ciascuno in un libro ci trovi tanto altro. A me è piaciuto il Pincio che anticipa -in maniera molto striminzita, è vero!- le riflessioni sulle ragioni per cui si legge, che saranno ampliate poi in “Panorama” ( anche alcune sfumature caratteriali, comprese la fragilità e il solipsismo di Homer Alienson riecheggeranno più tardi nella psicologia di Ottavio Tondi).
Soprattutto considero Un amore dell’altro mondo un viaggio attraverso il pianeta della dipendenza dalla droga che andrebbe, oggi più che mai, riproposto. Con delicatezza, pacatezza, senza alcuna esigenza di giudizio morale, mi sono trovata nelle scarpe di Homer sia nel suo momento di massimo innamoramento con l’eroina, sia in quello atroce dell’astinenza.
Quando la lucidità, senza rinunciare alla poesia, si fa utilità.
mercoledì 4 aprile 2018
"Il Sonno nella donna. La donna nel sonno" di Maria Cristina Spaggiari
Suggerimento di lettura irrituale, questo.
Anomalo per almeno due ragioni. Primo: si tratta di un libro che affronta un
argomento squisitamente tecnico. Secondo: si affida, per quanto riguarda la
distribuzione, unicamente a copie omaggio destinate ai medici, quindi non lo troverete in libreria.
Data la premessa, seguendo il buon senso e, se non bastasse, le dritte sulla legittimità delle competenze dell’ormai famoso dottor Roberto Burioni, dovrei tacerne.
Invece.
Invece ne voglio scrivere perché mi piacerebbe che foste in molti a leggerlo.
Data la premessa, seguendo il buon senso e, se non bastasse, le dritte sulla legittimità delle competenze dell’ormai famoso dottor Roberto Burioni, dovrei tacerne.
Invece.
Invece ne voglio scrivere perché mi piacerebbe che foste in molti a leggerlo.
"Il sonno nella donna/La donna nel
sonno", come preannunciato dal titolo, racconta due storie: una riservata "ai disturbi del sonno coniugati
al femminile", l'altra dedicata alle molte “donne che con i disturbi del sonno lavorano tutti i giorni” .
Il tono discorsivo della scrittura di Maria Cristina Spaggiari mette
a segno, senza ombra di dubbio, l’obiettivo che l’autrice dichiara fin dalle prime
pagine: “ dare a chi legge, e quindi
anche ai non medici, una idea generale di cosa si intende quando si parla del
sonno e dei suoi disturbi”.
Ne realizza, tuttavia, anche altri e tutti di
gran pregio.
Lascia trasparire e le squisite doti caratteriali -intelligenza, giovialità,
umanità- di Maria Cristina, e quelle professionali, altrettanto lodevoli:
preparazione, passione, dedizione.
Evidenzia, ed è questo un tratto che mi piace sottolineare, la precisa volontà ( comune alle altre figure femminili di cui si racconta nel libro) di dare al proprio impegno una connotazione fortemente sociale. La scelta di dedicarsi alle problematiche femminili, di muoversi nello spazio esclusivo della medicina di genere, verso la quale si auspica una sempre maggiore attenzione è, infatti, da leggersi come un contributo alla causa della donne.
Evidenzia, ed è questo un tratto che mi piace sottolineare, la precisa volontà ( comune alle altre figure femminili di cui si racconta nel libro) di dare al proprio impegno una connotazione fortemente sociale. La scelta di dedicarsi alle problematiche femminili, di muoversi nello spazio esclusivo della medicina di genere, verso la quale si auspica una sempre maggiore attenzione è, infatti, da leggersi come un contributo alla causa della donne.
La Dottoressa Spaggiari, una vita spesa allo studio del sonno e delle sue
patologie in entrambi i sessi, ha scelto di dedicare questo volume, contributo significativo per la divulgazione della disciplina,
all’universo femminile. La conquista definitiva della parità di genere è un percorso accidentato, lungo il quale “Il sonno nella donna/ La donna nel sonno” è, sicuramente, una gran bella tappa.
martedì 3 aprile 2018
"Anni Luce" di Andrea Pomella
Cosa dire di un romanzo che, mentre sei sul volo di ritorno da Edinburgh, a sorpresa ti riporta a Calton Hill? Che risuona dei più grandi successi dei Pearl Jam? Che racconta il nichilismo della generazione grunge con il ritmo melanconico/disincantato/travolgente da romanzo di formazione/on the road?
Piacevolissima sorpresa il libro di Pomella. Centocinque pagine che si bevono con avidità. Un'ora e mezza circa di lettura che passa purtroppo in fretta. Un sottofondo musicale di alta qualità, un'adolescenza ad alto tasso alcolico, un'ottima capacità di introspezione che si fa anche puntuale analisi sociologica. Gli ingredienti ci sono tutti.
Insieme ai libri di Falco " Ipotesi di una sconfitta" (che guarda al mondo del lavoro ed è per certi elementi complementare a questo di Pomella) e a "La stanza profonda" di Santoni (che tratteggia un altro segmento di vita della medesima generazione) "Anni luce" è uno dei migliori romanzi, tra quelli presenti attualmente in libreria, in cui possono proficuamente rispecchiarsi gli odierni quarantenni .
"Anni luce" dallo "Strega"? Il primo tratto del percorso, per il romanzo di Pomella, si è compiuto. Le distanze a questo punto si fanno meno siderali.
Piacevolissima sorpresa il libro di Pomella. Centocinque pagine che si bevono con avidità. Un'ora e mezza circa di lettura che passa purtroppo in fretta. Un sottofondo musicale di alta qualità, un'adolescenza ad alto tasso alcolico, un'ottima capacità di introspezione che si fa anche puntuale analisi sociologica. Gli ingredienti ci sono tutti.
Insieme ai libri di Falco " Ipotesi di una sconfitta" (che guarda al mondo del lavoro ed è per certi elementi complementare a questo di Pomella) e a "La stanza profonda" di Santoni (che tratteggia un altro segmento di vita della medesima generazione) "Anni luce" è uno dei migliori romanzi, tra quelli presenti attualmente in libreria, in cui possono proficuamente rispecchiarsi gli odierni quarantenni .
"Anni luce" dallo "Strega"? Il primo tratto del percorso, per il romanzo di Pomella, si è compiuto. Le distanze a questo punto si fanno meno siderali.
lunedì 2 aprile 2018
"Tante piccole sedie rosse" di Edna O'Brian
Immaginate che un fuggitivo arrivi nel vostro remoto villaggio, si mimetizzi tra i compaesani e voi ve ne innamoriate ignorando il suo funesto passato.
Troverete questo è tanto altro nelle pagine del romanzo della grandiosa O’Brien: la guerra in Bosnia, l’Irlanda, l’amore, l’odio, la ferocia… e ancora amore.
Se non conoscete la scrittrice irlandese avete un’unica possibilità: fare ammenda. Cominciate dalle sue piccole sedie rosse. Sono certa che ve ne innamorerete e vorrete incontrare anche le “Ragazze di campagna “ del suo romanzo più famoso.
Posso aggiungere altro per convincervi che vale la pena leggere “ Tante piccole sedie rosse”? Il commento di Philip Roth: ” “La grande Edna O’Brien ha scritto il suo capolavoro”.
E non è poco.
Troverete questo è tanto altro nelle pagine del romanzo della grandiosa O’Brien: la guerra in Bosnia, l’Irlanda, l’amore, l’odio, la ferocia… e ancora amore.
Se non conoscete la scrittrice irlandese avete un’unica possibilità: fare ammenda. Cominciate dalle sue piccole sedie rosse. Sono certa che ve ne innamorerete e vorrete incontrare anche le “Ragazze di campagna “ del suo romanzo più famoso.
Posso aggiungere altro per convincervi che vale la pena leggere “ Tante piccole sedie rosse”? Il commento di Philip Roth: ” “La grande Edna O’Brien ha scritto il suo capolavoro”.
E non è poco.
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