Nel
mese di ottobre, mentre fuori rinfocolava la discussione sulla identità di
Elena Ferrante a causa dell’inchiesta di Claudio Gatti per il “Sole 24 ore”, Domenico Starnone (del quale si era
indagato anche il conto corrente bancario) “usciva in libreria” con lo “Scherzetto”(titolo
quasi maliziosamente allusivo), Einaudi
editore.
Starnone, che ha all’attivo un Premio Strega, vinto con “Via Gemito” nel 2001, è uno dei migliori scrittori italiani contemporanei e con questo libro conferma l’ottima reputazione di cui gode.
Il soggetto del romanzo è semplice: un nonno ormai anziano, artista di una certa fama da decenni trapiantato a Milano, nonostante sia convalescente da una recente malattia, è richiamato dalla figlia a Napoli, luogo natale, per badare al nipotino di pochi anni durante l’assenza di entrambe i genitori, costretti fuori città da un impegno di lavoro. Tra le pareti della vecchia casa d’infanzia, ereditata dalla figlia, Daniele Mallarico, il protagonista della storia, dovrà tenere a bada contemporaneamente Mario, l’arguto e vivace nipotino, i fantasmi di famiglia che riprendono vita dalle antiche stanze, nonché la duplice ombra del sé stesso giovane, riemerso prepotente dai ricordi e di quello vecchio, con il quale non sembra aver ancora del tutto familiarizzato.
La linearità della trama di questo “ scherzetto” si armonizza perfettamente con la complessità caratteriale dei due protagonisti, dei quali Starnone, con una scrittura che rimane leggera e agevole, gradevole e fluida anche quando l’indagine introspettiva si fa puntigliosa –quasi fastidiosa per il limite a cui si spinge- realizza ritratti del tutto verosimili.
La
contrapposizione che porta nonno e nipote a brevi ma continue scaramucce, a
momenti di collera reciproca anche di grande intensità con i quali si concludono le -in verità brevi - parentesi di gioco,
è molto di più di uno scontro generazionale. Non è semplicemente la saggezza dell’anziano che tiene testa alla
saccenza ingenua del bambino. Ciascuno a suo modo e con aspettative diverse, i due sentono
di avere un conto aperto con il tempo che li rende però similmente tracotanti e
impazienti. Entrambi lottano con le fragilità legate alle rispettive età. Il nonno prende coscienza che il tempo
continua a eroderlo, sottraendogli pezzi di sé, dalla posizione sociale, a
quella lavorativa, alla forza fisica, divenendo umbratile. Il nipote al contrario sa che con
l’alleanza del tempo diventerà quello che ora talvolta finge di essere nei giochi di bimbo, facendosi sfrontato e
capriccioso. Starnone, che ha all’attivo un Premio Strega, vinto con “Via Gemito” nel 2001, è uno dei migliori scrittori italiani contemporanei e con questo libro conferma l’ottima reputazione di cui gode.
Il soggetto del romanzo è semplice: un nonno ormai anziano, artista di una certa fama da decenni trapiantato a Milano, nonostante sia convalescente da una recente malattia, è richiamato dalla figlia a Napoli, luogo natale, per badare al nipotino di pochi anni durante l’assenza di entrambe i genitori, costretti fuori città da un impegno di lavoro. Tra le pareti della vecchia casa d’infanzia, ereditata dalla figlia, Daniele Mallarico, il protagonista della storia, dovrà tenere a bada contemporaneamente Mario, l’arguto e vivace nipotino, i fantasmi di famiglia che riprendono vita dalle antiche stanze, nonché la duplice ombra del sé stesso giovane, riemerso prepotente dai ricordi e di quello vecchio, con il quale non sembra aver ancora del tutto familiarizzato.
La linearità della trama di questo “ scherzetto” si armonizza perfettamente con la complessità caratteriale dei due protagonisti, dei quali Starnone, con una scrittura che rimane leggera e agevole, gradevole e fluida anche quando l’indagine introspettiva si fa puntigliosa –quasi fastidiosa per il limite a cui si spinge- realizza ritratti del tutto verosimili.
Sullo sfondo il dubbio, il flebilissimo dubbio, che Daniele Mallarico , il quale ostinatamente ascrive i difetti caratteriali di Mario ad un’ odiosa eredità paterna, tema che quel bimbo, da un insolito e precocissimo talento, sia invece la sua naturale nemesi