Chirù, l’atteso, ultimo libro di Michela Murgia, Einaudi editore, come da appuntamento, è arrivato l’11 novembre in libreria.
Avevamo già apprezzato la creazione dell’account Facebook di Chirù Casti qui.
Oggi confermiamo il nostro entusiasmo anche riguardo al romanzo. Spesso le lunghe attese nascondono il pericolo di delusioni. Così non è stato, fortunatamente. Nel nostro caso le pagine del racconto hanno pienamente esaudito le aspettative.
Trentotto anni, attrice. Una convivenza naufragata ormai da tempo alle spalle. Votata al lavoro. Questo l’asciutto identikit di Eleonora, protagonista del libro.
Adulti sì, vaccinati mai. Si cresce, si cambia, si migliora, ma contro le asperità della vita non c’è profilassi che tenga. Solo qualche puntello a cui appigliarsi per andare avanti. Eleonora ha escogitato, assecondando l’impeto del suo temperamento, un sostegno insolito: si designa guida di giovani sul limitare dell’adolescenza, portati nella sua vita dal caso. Sgrossa diamanti grezzi restituendo alla luce brillanti. Lavora sull’istintivo talento dei suoi allievi, forgiandoli nella guisa di uomini al di fuori del comune. In cambio partecipa del loro entusiasmo davanti a tutto ciò che è nuovo, ne trae, in altre parole, ritagli di giovinezza.
Chirù è uno studente di violino alle prime armi, convocato per accompagnarne, con le sue note, la recitazione. Dallo sguardo che contiene “qualcosa di slabbrato, come se osservasse il mondo da una prospettiva già offesa”, scatta l’identificazione che spinge Eleonora a raccogliere quel legno “della spiaggia, levigato e ritorto, scarto superstite di una lunga deriva”, per farne il suo ultimo bastone.
Il libro si articola non in capitoli bensì in lezioni, diciassette per la precisione, e si conclude con il “compimento finale”, che non sveleremo. Pare s’impari molto di più insegnando. Così è anche per Eleonora. In ciascuna delle unità didattiche sulla vita, infatti, le istruzioni impartite al discepolo lasciano spazio ai ricordi personali che hanno la consistenza di utili ripassi. Riporta alla luce gli insegnamenti tratti, in un’infanzia mortificata, dalla prepotenza di un padre autoritario, più tardi dalla lacerazione dolorosa della morte della madre, infine dal recuperato equilibrio con un nuovo compagno.
Un racconto meditato, lucido, maturo, pur nella semplicità ed immediatezza della scrittura. Eleonora è tanto credibile in ogni declinazione del suo pensiero da conquistarci incondizionatamente.
Attirati al libro dalla curiosità per il personaggio Chirù, si finisce nella rete di Eleonora, per la quale si parteggia a spada tratta.
La simpatia tributata alla protagonista si estende anche alla sua autrice, Michela Murgia, che con questo suo Chirù pare non voglia finire di stupirci.
Ci piace, lo ribadiamo, la volontà di trovare forme nuove nella narrazione. Di rendere l’opera letteraria compenetrata nel suo tempo. Di emanciparla dalle pagine del testo lasciando che vada incontro al lettore, in una dimensione meta-virtuale. Una possibilità di interazione entusiasmante, attraverso la quale si recupera, insomma, anche una finalità positiva, una valenza costruttiva, ai social media.
Piani di lettura e implicazioni molteplici scaturiscono dunque dal “progetto Chirù”, che ci lasciano in vigile e ottimistica attesa di ultimi sviluppi.
Lui, il bel tenebroso giovanotto, Chirù Casti, continuiamo a leggerlo su Facebook.
Ci piacerebbe, a questo punto, incontrare, fuori dal racconto, anche Eleonora. Le tavole di un palcoscenico sardo sarebbero una bella occasione e chissà che Michela Murgia non ci dia anche questa.
Questa recensione è apparsa su Itali@Magazine
giovedì 19 novembre 2015
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