Ci
sono dei cassetti che apri in caso di necessità, infilandoci ad occhi chiusi le
mani, sicura al cento per cento di recupere ciò che ti occorre. Allo stesso modo, ci sono dei libri in cui ti senti obbligata a rificcare il naso e
affondare tutta te stessa, quando cerchi determinate risposte, quando desideri ripercorrere
precisi ricordi, quando intendi riprovare particolari sentimenti.
Se volessi, ad esempio, leggere del bombardamento di Dresda durante la seconda
guerra mondiale non aprirei altro testo se non il capolavoro di Kurt Vonnegut “Mattatoio n° 5 o La crociata dei Bambini”.
Se volessi un libro che parli dell’ undici settembre, non esiterei a ripescare
dalla libreria “La coscienza di Andrew” di
E.L. Doctorow.
O meglio, questo è quanto avveniva prima della settimana appena trascorsa, prima
cioè che leggessi “Molto forte, incredibilmente vicino” di Jonathan Safran Foer, edizioni Guanda, traduzione
di Massimo Bocchiola, in cui i due eventi, il bombardamento di Dresda e l’attentato
alle torri gemelle, sono uniti da Foer in un unico toccante e incredibile
racconto, nel quale un intreccio di destini, che si replicano a distanza di
continenti e di decenni con sorprendente similitudine , unisce i membri di una stessa famiglia, dando vita a
una storia che lascia indelebilmente il segno.
“Molto forte, incredibilmente vicino” è un romanzo denso, delicato, doloroso, dalla
cui lettura si esce tuttavia rincuorati, come di solito accade con le esperienze
catartiche.
Altro non aggiungo. Esorto caldamente alla
lettura!
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