L’insolito inizio di giornata
cominciava ad essere cosa lontana.
Il senso di avventura già affievolitosi al ritorno a casa ora si andava
definitivamente spegnendo. Non le rimaneva che tornare se stessa. Rimettersi in
carreggiata nel tentativo di concludere qualcosa di buono prima che facesse notte.
Questo fu il primo pensiero sensato venutole in mente fino
ad allora.
Tuttavia non se la sentì di mettersi a riordinare e rimandò le faccende all’indomani. Lo stomaco
brontolò. Si ricordò allora di non aver toccato cibo e che il frigo era agli
sgoccioli. Di nuovo la prospettiva di applicarsi
in una qualsiasi attività, fosse solo l’andare al supermercato, non l’allettò
affatto. Rinviò anche la spesa al giorno successivo. Avrebbe provveduto di
ritorno dall’ufficio.
Poche volte nella vita le era successo di ammutinarsi con tanta ostinazione contro
sé stessa. Di sentire i buoni propositi e gli obblighi indebolirsi pian piano
fino ad arrendersi completamente sotto i colpi della svogliatezza.
Procrastinare: un verbo che non le era mai piaciuto. Un inclinazione che aveva
sempre condannato.
Una volta nella vita –quel pensiero la sorprese- avrebbe battuto la
fiacca. Infondo non si trattava di pigrizia
quanto piuttosto di spossatezza: capita
a volte, quando un imprevisto ci distoglie dalla solita routine, di far fatica
a recuperare il giusto ritmo.
Si concesse solo una breve telefonata al lavoro per giustificare l’assenza e
pianificare gli impegni del giorno successivo.
Seduta davanti al televisore, un panino tra le mani e la birra sul tavolo in
attesa della prima sorsata, si abbandonò al ricordo della mattinata.
Le bruciava di aver pensato, nel momento di difficoltà, a John.
La infastidiva soprattutto di averlo fatto nel peggiore dei modi, sminuendo se
stessa e riservando a lui il ruolo migliore. Si, le mancava. Si, rimpiangeva
d’averlo lasciato. Tuttavia ragionando a mente fredda, ripercorrendo il
passato, non poteva essere così ingiusta verso sé stessa. Doveva a John molto. Grazie
a lui aveva smussato gli spigoli più vivi del proprio carattere, ma lui si era
rivelato troppo egoista, pretendendo da lei sacrifici di carriera, anteponendo
a quelle di lei le sue aspirazioni e ambizioni.
Non certamente lo aveva fatto per maschilismo, semplicemente per
protagonismo. Era un leader che non avrebbe mai accettato di essere
gregario. Lei desiderava un rapporto alla
pari. Così aveva deciso di rifondare sé stessa prendendo al volo l’incarico di
responsabilità che l’aveva riportata a casa.
Ora era stanca anche di quella vita.
Perché doveva accontentarsi sempre di
una singola porzione e non poteva mai
avere l’intera torta? Prima una fetta di un amore, ora una di realizzazione sul
lavoro. Sentiva che da qualche parte c’era qualcosa di più che l’attendeva.
Ancora una volta lo sfinimento la vinse: evidentemente non era il momento
neppure di concedersi lunghi ragionamenti. Prima che se ne rendesse conto era
di nuovo tra le braccia di Morfeo. Il
sonno tuttavia fu tutt'altro che tranquillo.
Sognò di essere sotto alla fringe nell’attimo prima di finire in terra centrata
dallo zaino. Nel sogno ebbe la prontezza di schivarlo non
distogliendo lo sguardo dal buco. Vide un paio di gambe
penzolanti verso terra come nell’atto di acquistare la posizione più idonea a
scivolare di sotto contenendo al minimo i danni dell’impatto. La parte superiore della sagoma maschile seduta sul bordo della fenditura
teneva le braccia tese in corrispondenza del bacino sforzandosi di sostenere l’intero peso del corpo per darsi lo slancio necessario al salto. Il ragazzo tratteneva il pezzetto di carta, che gli copriva perciò il volto, tra le labbra. L’stinto di riempire i polmoni prima di buttarsi lo avevano costretto, gioco forza , ad aprire seppure impercettibilmente le labbra e il pezzo
di carta gli era volato via. Quell'imprevisto aveva fatto perdere la
concentrazione ad entrambe. Lei aveva seguito la
traiettoria del foglio. Lui aveva esitato un attimo, incerto. Un
istante dopo la frattura spaziale si era richiusa.
Questa volta il suono della sveglia risuonò in lontananza forte e chiaro. Ancora ad occhi chiusi si mise a sedere e cercò con i piedi le pantofole. Si rese conto di non essere in pigiama e soprattutto di non essere nel suo letto. Ricordò allora che prima del sogno, appena interrotto bruscamente dal risveglio, la fringe nel cielo c’era stata davvero.
Questa volta il suono della sveglia risuonò in lontananza forte e chiaro. Ancora ad occhi chiusi si mise a sedere e cercò con i piedi le pantofole. Si rese conto di non essere in pigiama e soprattutto di non essere nel suo letto. Ricordò allora che prima del sogno, appena interrotto bruscamente dal risveglio, la fringe nel cielo c’era stata davvero.