giovedì 17 marzo 2016

Fringe 7° parte "il ritorno"

L’insolito inizio di giornata cominciava ad essere cosa lontana.
Il senso di avventura già affievolitosi al ritorno a casa ora si andava definitivamente spegnendo. Non le rimaneva che tornare se stessa. Rimettersi in carreggiata nel tentativo di concludere qualcosa di buono prima che facesse notte.
Questo fu il primo pensiero sensato venutole in mente  fino ad allora. 
Tuttavia non se la sentì di mettersi a riordinare e rimandò le faccende  all’indomani.  Lo stomaco brontolò. Si ricordò allora di non aver toccato cibo e che il frigo era agli sgoccioli.  Di nuovo la prospettiva di applicarsi in una qualsiasi attività, fosse solo l’andare al supermercato, non l’allettò affatto. Rinviò anche la spesa al giorno successivo. Avrebbe provveduto di ritorno dall’ufficio.
Poche volte nella vita le era successo di ammutinarsi con tanta ostinazione contro sé stessa. Di sentire i buoni propositi e gli obblighi indebolirsi pian piano fino ad arrendersi completamente sotto i colpi della    svogliatezza.  
Procrastinare: un verbo che non le era mai piaciuto. Un inclinazione che aveva sempre condannato. 
Una volta nella vita –quel pensiero la sorprese- avrebbe battuto la fiacca.  Infondo non si trattava di pigrizia quanto piuttosto di  spossatezza: capita a volte, quando un imprevisto ci distoglie dalla solita routine, di far fatica a recuperare il giusto ritmo.   
Si concesse solo una breve telefonata al lavoro per giustificare l’assenza e pianificare gli impegni del giorno successivo.
Seduta davanti al televisore, un panino tra le mani e la birra sul tavolo in attesa della prima sorsata, si abbandonò al ricordo della mattinata.
Le bruciava di aver pensato, nel momento di difficoltà, a John. 
La infastidiva soprattutto di averlo fatto nel peggiore dei modi, sminuendo se stessa e riservando a lui il ruolo migliore. Si, le mancava. Si, rimpiangeva d’averlo lasciato. Tuttavia ragionando a mente fredda, ripercorrendo il passato, non poteva essere così ingiusta verso sé stessa. Doveva a John molto. Grazie a lui aveva smussato gli spigoli più vivi del proprio carattere, ma lui si era rivelato troppo egoista, pretendendo da lei sacrifici di carriera, anteponendo a quelle di lei le sue aspirazioni e ambizioni.  Non certamente lo aveva fatto per maschilismo, semplicemente per protagonismo. Era un leader che non avrebbe mai accettato di essere gregario.  Lei desiderava un rapporto alla pari. Così aveva deciso di rifondare sé stessa prendendo al volo l’incarico di responsabilità che l’aveva riportata a casa. 
Ora era stanca anche di quella vita.
Perché   doveva accontentarsi sempre di una singola porzione e non  poteva mai avere l’intera torta? Prima una fetta di un amore, ora una di realizzazione sul lavoro. Sentiva che da qualche parte c’era qualcosa di più che l’attendeva. 
Ancora una volta lo sfinimento la vinse: evidentemente non era il momento neppure di concedersi lunghi ragionamenti. Prima che se ne rendesse conto era di nuovo tra le braccia di Morfeo.  Il sonno tuttavia  fu tutt'altro che  tranquillo.
Sognò di essere sotto alla fringe nell’attimo prima di finire in terra centrata dallo zaino. Nel sogno ebbe la prontezza di schivarlo   non distogliendo lo sguardo dal buco. Vide un paio di gambe penzolanti verso  terra come nell’atto di acquistare la posizione più idonea a scivolare di sotto contenendo al minimo i danni dell’impatto. La parte superiore della sagoma maschile seduta sul bordo della fenditura teneva le braccia tese in corrispondenza del bacino sforzandosi di sostenere l’intero peso del corpo per darsi lo slancio necessario al salto.  Il ragazzo tratteneva il pezzetto di carta, che gli copriva perciò il volto, tra le labbra.  L’stinto di riempire i polmoni prima di buttarsi lo avevano costretto, gioco forza , ad aprire  seppure impercettibilmente le labbra e il pezzo di carta  gli era volato via. Quell'imprevisto aveva fatto perdere la concentrazione ad entrambe. Lei aveva seguito la traiettoria del foglio. Lui aveva esitato un attimo, incerto. Un istante dopo la frattura spaziale si era richiusa.
Questa volta il suono della sveglia risuonò in lontananza forte e chiaro. Ancora ad occhi chiusi si mise a sedere e cercò con i piedi le pantofole. Si rese conto di  non essere in pigiama e soprattutto di non essere nel suo letto. Ricordò allora che prima del sogno, appena interrotto bruscamente dal risveglio, la fringe nel cielo c’era stata davvero. 


 


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