Libro di questa settimana è nientepopodimeno che un "premio Calvino". Si tratta infatti di "La vita accanto " di Mariapia Veladiano vincitore nel 2010 del prestigioso riconoscimento, nonché finalista nel 2011 allo Strega.
Leggo parecchio e in una media da lettrice forte statisticamente il romanzo che non mi lascia pienamente entusiasta ci sta.
La Veladiano racconta di una bambina brutta in modo inconsueto che a causa di tale deformità vive nascosta tra le pareti domestiche fino all'età scolare, sottratta agli sguardi malevoli del mondo. Affidata alle cure di una balia tuttofare e della gemella del padre non conosce l'affetto della madre, vittima di un esaurimento nervoso che l' imprigiona in un'ostinato silenzio, rendendola incapace di interagire con lei. Il padre medico, uomo irreprensibile, veglia sulla creatura e sulla moglie tiepidamente, mostrando di non possedere grande forza di carattere. Rebecca, questo è il nome della sventurata creaturina, scoprirà un innato talento per la musica grazie prima alla zia, anch'ella pianista e poi ad un professore di conservatorio che la guiderà nella carriera artistica.
Oltre alla protagonista, tutti i personaggi che le ruotano intorno sono creature a diverso titolo dolenti.
Lo è la balia, che si strugge in lacrime al ricordo del marito e figli prematuramente scomparsi, lo è la zia, animo tormentato, lo è il padre prigioniero a sua volta delle tre figure femminili della sua vita. Il professore di piano vive in segreto il suo dramma, così come sua madre che da anni finge una malattia della memoria. Segnate sono anche le esistenze dell'amichetta di scuola di Rebecca e della sua mamma, costrette a lasciare la città.
Non è la concentrazione di afflizioni in una così ristretta cerchia di vite che mi ha turbato.
Il linguaggio della Veladiano non è mai sovrabbondante. E' anzi moderato e si tiene entro rigidi confini non debordando mai in eccesso di piagnisteo. Rebecca non verrà mai colta in lacrime, neppure nelle scene più drammatiche.
Mi ha lasciato perplessa il fatto che il libro tradisca nella fase conclusiva le attese create in preparazione di un epilogo nel quale si poteva osare di più e invece si è optato, a parer mio, per l' eccessiva semplificazione. L'autrice, in altre parole, ha disseminato il libro di piccoli indizi che lasciano immaginare storie torbide e scenari inquietanti, tuttavia alla fine i nodi si dipanano in modo quasi elementare. Le ipotesi a cui ci aveva costretti la scrittrice, cioè, si sciolgono, lasciando delusi, come neve al sole ( mi concedo anche io una immagine abusata ). Le soluzioni offerte sono prive di consistenza. Le ragioni che hanno ispirato le condotte di alcuni personaggi fin troppo banali. Confesso il mio limite ma mi è sfuggito persino se ci fossero reali e plausibili motivi dietro la pazzia che conduce la madre di Rebecca al suicidio.
Al di là dei miei rilievi da invasata, il libro naturalmente si legge tutto di un fiato.
Il mio consiglio naturalmente è di farlo.
Resto in attesa di vostri riscontri.
Non è un pranzo di gala
Novembre 2022 📝📂Appunti molto random - al limite del plausibile- su "Non è un pranzo di gala" di Alberto Prunetti 1️⃣💸📚 come ...
-
“ Stai per compiere ottantadue anni. Sei rimpicciolita di sei centimetri, non pesi che quaranta chili e sei sempre bella, elegante e des...
-
Per quelle di noi che vivono sul margine Ritte sull’orlo costante della decisione Cruciali e sole Per quelle di noi che non possono l...
-
Novembre 2022 📝📂Appunti molto random - al limite del plausibile- su "Non è un pranzo di gala" di Alberto Prunetti 1️⃣💸📚 come ...