martedì 27 novembre 2018

E' tutto qui, tutto si riduce al corpo di Diane Lockward

E' tutto qui, tutto si riduce al corpo,



mi manca il suo volto, la sua voce, la sua pelle.

Immagino mia figlia mentre balla a Madrid, Barcellona

e Siviglia. La vedo scalare le montagne dell'Andalusia.

Non avevo immaginato quanto sarebbe stato lontano il lontano.



Felicità e infelicità sono la stessa cosa,

sostiene il mio soave maestro zen:

e allora mi chiedo se la mia testa

stia sostenendo il cielo, o se è un'emicrania

quella che sale.



Allora, giro in tondo, torno al luogo dove esattezza e

estasi si incontrano, allora ricordo come ho portato in me il girino

del suo corpo, molto prima del primo fremito, trattenendola

come un segreto dentro di me.



Mi sveglio la notte perchè mi manca

una parte del corpo, il braccio si tende attraverso l'oceano,

agganciato al passato, e mi chiedo,

come la madre di Achille deve aver fatto,

Quale parte di te non ho tuffato in acqua?



Appesantita dall'assenza, appendo le tende alle sue finestre,

metri e metri di delicato pizzo irlandese .

Mi nascondo dietro la porta, pressando l'orecchio al legno,

e osservo la sua corsa serale, spio la vita di mia figlia.

le sue cene notturne a Saragozza.

La stanza si riempie del profumo di gazpacho, di paella, di sangria.



Qualcosa simile al dolore cola dentro di me, qualcosa simile alla gioia.

Mi infilo tra le onde, mi perdo nella risacca,

il mio folletto d'acqua, la mia ninfa marina, ricordo il modo

in cui scivola attraverso la stanza, la bassa marea

della sua voce. Il modo in cui ci lascia,

senza fiato, come pesci ai suoi piedi.

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