venerdì 23 novembre 2018

L'importanza della condivisione culturale

In tutta onestà riconosco di essere una persona ordinaria nel pensiero e nelle azioni.
Sono ordinata e diligente. Due caratteristiche da cui discende, quasi come naturale corollario, una terza: l'essere ortodossa.
Tendo ad accettare ciò che mi si impone dall'alto, sia essa legge, norma, regola generale o consuetudine.
Mi sarebbe piaciuto nascere "libera pensatrice". Mi sarebbe piaciuto nascere ribelle. Mi sarebbe piaciuto nascere dotata di autonomo senso critico.
Niente, non mi è capitato nessuno di questi talenti.
Mi considero però fortunata e molto. La mia vita è costellata di incontri con persone che mi hanno insegnato ad essere, con buona approssimazione, "libera pensatrice", ribelle, critica.
Ho avuto insegnanti che con pazienza e passione mi hanno suggerito la necessità di uscire, a volte, fuori dagli schemi, indicandomene la strada e gli strumenti. Ho amici e conoscenti che consapevolmente o inconsapevolmente mi hanno dimostrato che la verità ha tante facce, che il concetto di giusto, di normale, di necessario sono oggetti di revisione costante. 
Se fossi rimasta nel mio isolamento culturale, probabilmente avrei inorridito al pensiero del divorzio. Sicuramente lo avrei fatto dinanzi al bacio tra due individui dello stesso sesso. Prima ancora sarei stata razzista, forse classista. Avrei sostenuto che non c'è parità tra uomo e donna. 
Per mia fortuna, lo ribadisco ancora, c'è chi mi ha insegnato a pensare, a vedere, a capire.
La cultura rende liberi. . Non smettiamo mai di crederci. E di condividerla.

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