Prima neve.
Quando la tua prima neve viene
giù copiosa e abiti su una statale lontano dal paese ed è il primo di Gennaio e
viene a mancare l’energia elettrica, quindi i
termosifoni e poi anche l’acqua, e resti bloccata all'interno del
comprensorio in cui vivi perché il
cancello elettronico si è inceppato, ti affacci in dispensa e poi nel frigo per
fare un inventario delle provviste e calcolare i giorni di autonomia che ti
restano prima di rischiare la morte per fame. Nel mentre la terra fuori si fa
bianca e il cielo sempre più scuro. Ma
hai poco più di vent'anni, sei sposata da meno di uno e stai con la persona che
ami esattamente dove vorresti e ti ripeti che “fa ‘culo quanto freddo sia e
per quanto ancora le previsioni diano brutto”. E’ la prima volta che la vedi,
la neve, e non puoi non gioire, anche se ti rammarichi di aver comprato poche
arance, perché temi che ne rimarrai senza, e tu adori le arance.
Seconda neve.
Eccoli di nuovo i fiocchi. Questa
è la seconda volta ma è ancora una prima. Il cielo scarica dabbasso fitto fitto
la manna bianca e tu controlli le arance sebbene sei certa che saranno
sufficienti perché non ti lasci più cogliere in fallo. Hai quasi trent'anni, sei
madre da quasi tre e stai con le persone che ami. Attendete che il giardino di
questa nuova casa, che è tanto più a nord della vecchia, ad un settentrione
vero, sempre gelido e ghiacciato, si colori tutto di bianco. Attendete che
faccia giorno per lasciar le impronte dei piedi in giardino e poi bagnare i
guanti e congelare le mani nell'impresa del primo pupazzo che non si scorda
mai, anche se è ridicolmente sproporzionato e non sta in equilibrio e se è
maledettamente difficile da fare e invece ti era sempre sembrato un gioco da
bambini.
Terza neve.
La terza volta la neve cade sulla vita di tutti i giorni, che
non si ferma e deve andare avanti e si lascia guardare con apprensione. Hai più
di trent'anni. Sei in un altro nord, più a sud dell’altro ma perennemente
biancastro di nebbia e calaverna. Pensi che avrai da portare una figlia a
scuola e l’altra dovrai tenerla al collo, l’indomani, con le strade impraticabili alle auto e il passeggino che
sui viali innevati non torna utile. Pensi che passerai al supermercato per
rifornire la dispensa e il frigo, mai pieni a sufficienza quando fuori è
bianco, e non tralascerai la scorta di arance, perché non c’è nevicata nella
tua vita senza chili di arance. La nuova casa non ha giardino: è in un palazzo.
E’ la tua terza neve ma a suo
modo anche la terza può essere una prima. Ogni volta che smette di cadere e le
nuvole e il tempo scuro passano e compare il sole, il candore è un emozione
forte e tu -fa’ ‘nculo che diventerà tutto una lastra di ghiaccio e ci scivolerai
sopra e prenderai una culata che i
denti ti rintroneranno nel cervello e le figlie e il marito che ti tirano su si
sbragheranno dalle risate- ne devi
gioire. Hai le arance e sei con le persone che ami. E la terza nevicata porta
nuovi buoni amici: i vicini del piano di sopra, appena arrivati. Voi mamme,
riportando le figlie da scuola, convenite -nell'androne dove per la prima volta
vi siete incrociate- che sarebbe proprio un peccato restare in casa con uno
spettacolo così fuori e vi accordate di pranzare in fretta e rincontrarvi in
cortile. E il pupazzo, questa volta, sarà meno sbilenco, più grande e
sorridente, fatto con 12 mani bagnate e congelate.
Quarta neve.
Dalla nuova casa vedi uno
spiraglio di un mare che mai avresti immaginato di conoscere nella vita: qui lo
chiamano Ege Deniz.
Sei al sud. Non il tuo d’ origine, ma uno molto
simile. Quando la quarta neve arriva, la sorpresa e la felicità sono grandi.
Piccoli, impercettibili fiocchi. Non dura che per brevi sprazzi intermittenti.
Non attacca al suolo, questa neve del sud, ma la tua incredulità e lo stupore
sono gli stessi, e tu non ti stanchi di osservarla con il naso incollato ai vetri mentre mangi
spicchi di arance.
Quinta neve.
La quinta neve dovrebbe essere “carta conosciuta”. E’ di
nuovo una neve settentrionale, persistente, quotidiana, a tratti cattiva.
Eppure capisci al primo fiocco di non conoscerla affatto. Quando sei davanti
alla neve alpina, la regina assoluta, non ci sono regole. Arriva con una ventata di gelo polare che
ghiaccia le tubature e tu rimani, ancora una volta, per giorni senza acqua
e a tratti senza corrente elettrica.
Ti hanno lasciata sola nella
nuova casa: ci sono la scuola e il lavoro, che anche in questo nord non si
arrendono mai. La vita fatica tra mille e uno disagi. La rampa del garage si è
fatta lastra di ghiaccio che tu
spicconi rabbiosa a colpi di ramazza, i piedi pesanti e maldestri negli odiosi
doposci, con la sensazione di essere un’astronauta e forse lo sei perché quello
fatto di bianco continua a rimanere per te un pianeta alieno. E conti le ore in
attesa che tutti rincasino. Ti ricordi che è sabato e anche se fuori rimane la
tormenta, per te si fa bonaccia. Domani le previsioni portano sole. Hai già più
di quarant’anni e sarai con le persone che ami. Le arance sono in dispensa e
infilerai finalmente i guanti giusti. E allora, “fa ‘nculo tutto”. Al diavolo
quanto sia stato difficile ieri o oggi: domani sarà ancora una prima neve.