Cosa
sarà mai questa “Book Challenge” di cui si vocifera ultimamente ? E’ un “gioco” sui libri. Una sfida, importata
dall’America, con cui i ragazzi - a dir la verità- si trastullano già da
tempo sulle bacheche FB.
Consiste nel leggere, entro un determinato periodo, un
certo numero di libri di generi diversi secondo le precise indicazioni contenute
in una lista: si va dal libro vincitore di un premio nazionale, a uno pubblicato
da una casa editrice indipendente, a quello per young adults, e via dicendo. In genere non si vince niente, se non
la soddisfazione di battere sul tempo, nello spuntare i titoli dell’elenco, gli
altri partecipanti.
E’ venuto in mente al titolare della Libreria
Volante di Lecco di prendere in prestito l’idea e di coinvolgere altri
librai indipendenti. Si è istituzionalizzato così il concorso a livello
nazionale, stabilendo un montepremi in libri per il lettore che per primo
riuscirà a riempire la tessera fedeltà (da ritirare presso una qualunque delle
librerie aderenti in ogni parte d’Italia), comprovando l' acquisto di ben 50 testi.
La Book Challenge, nella versione casareccia che ho conosciuto grazie alle mie figlie,
mi piace e molto. Il confronto, il “traffico” dei titoli, la determinazione a
trovare il libro della categoria ancora mancante e la richiesta di suggerimenti,
concretizzano un fermento e uno scambio culturale autentici, testimoniati anche dai partecipati
commenti in calce alle bacheche.
Detesto le tessere dei supermercati e le raccolte a punti.
Detesto l’attesa e l’impegno da profondere per riscattare due piatti che rimarranno spaiati eternamente. Mi fanno storcere il naso anche le lotterie dove “l’unico
vincitore sarà sempre lo Stato”, nonostante ci si convinca di comprare, a basso
prezzo, un sogno.
La book challenge, nella versione dei librai indipendenti, mi si colloca in
bilico tra la raccolta punti e la lotteria e per questo –chiedo scusa- non
riesco a digerirla.
E’ l’elemento imprescindibile dell’acquisto nelle librerie consociate che mi
induce alla diffidenza. Gli organizzatori sottolineano il fine divulgativo dell’iniziativa,
la volontà di promuovere la lettura, incentivando l’attenzione verso generi letterari
a torto trascurati. Personalmente non
riesco a levarmi di mente che si adombri su tutta l’operazione il pericolo
di una sua mercificazione. Sarebbe stato forse più onesto -dunque più accettabile- dire che si vogliono spingere le vendite per rilanciare le attività indipendenti.
L'alterativa è di farcela noi lettori la sfida, alla maniera genuina dei
ragazzi, senza dovere per forza comprare i libri, prestandoceli, recuperandoli
dalle librerie o dalle biblioteche, anche comprandoli sulle bancarelle dell’usato. L’importante,
nella lettura, non è vincere. Proprio ai librai lo si deve ricordare?