Sarebbe andata sotto la Fringe per osservarla
da vicino. Optò quindi per calzature comode e soprattutto solide: gli anfibi
erano perfetti. Non li utilizzava da un bel po' e ripescarli dal fondo della
scarpiera non fu affare da poco. Si infilò di nuovo in cucina per ingurgitare
il caffè. Non poteva attendere che si freddasse. Ne fece un'unica sorsata che
le lasciò naturalmente la lingua ustionata, come ai tempi del liceo quando era
sempre in ritardo e con la bocca bruciata al punto da non riuscire ad assaporare
il cibo. Prese una bottiglia d'acqua, racimolò qualcosa da mangiare, un pacco
di biscotti, dei cracker, le due mele rimaste nella cesta e tutto il cespo di
banane, si spostò infine nell'ingresso per completare la vestizione. Giubbino
impermeabile pesante e guanti, nel caso in cui avesse dovuto proteggersi le
mani. Sostituì la borsa con un più pratico zaino e riempì il portafogli con
tutto il contanti che aveva in casa. Con un piede già sul pianerottolo, le
chiavi dell'auto strette in mano, ebbe un ripensamento e ritornò sui suoi passi
a recuperare qualcosa che fungesse da arma o quantomeno da oggetto contundente.
Rinunciò subito al proposito di prendere un coltello, magari di quelli grossi
da cucina: maneggiarlo o semplicemente portarselo dietro avrebbe richiesto uno
sforzo d'attenzione che in quella situazione non poteva certo permettersi.
Oltrepassò la cucina e si diresse verso il mobile degli attrezzi sul balcone:
una pinza, un martello e un cacciavite erano la scelta più opportuna. Li afferrò
tutti e tre buttandoli nel sacchetto che si rimise in spalla. Quasi in apnea
chiuse la porta di casa dietro di sé, scese le scale evitando di proposito
l'ascensore e si precipitò verso l’auto nel cui sedile infine sprofondò. Fu
solo nell'istante prima di mettere in moto che ricominciò veramente a pensare.
Fino a quel momento era stata tutto istinto e meccanica. La sequenza di gesti
compiuti erano il frutto di una strategia messa a punto per casi di necessità e
catastrofi naturali ripassata mentalmente mille volte. Ora che doveva
improvvisare, che non aveva uno schema pianificato a cui attenersi, era ad un
punto morto. Le possibilità erano due: o prendere la tangenziale facendosi
guidare verso la zona vesuviana dalla segnaletica o percorrere tutta via Marina
puntando direttamente il Vesuvio e procedendo a vista di paese in paese.
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