E’ in corso sul sito “change.org”
una petizione indirizzata nientepopodimeno che a Dio, con la quale si chiede “di dire no alla morte di David Bowie”.
Sarebbe finita nel “dimenticatoio”, insieme alle altre trovate “simpatiche” che quotidianamente scorrono sulla mia timeline, se fossi stata da sola. Questa mattina, invece, ero con mia figlia e alcune sue colleghe di classe, riunitesi per ragioni di studio a casa nostra, e a loro la notizia è sembrata esilarante. Le espressioni e gli sguardi basiti mi hanno palesato il loro giudizio sulla faccenda già prima che si pronunciassero apertamente: la petizione è per loro totalmente priva di senso: modo velato di dire “cretina”.
Ho capito così che non avrei dovuto interrogarmi sulle incredulità delle ragazze, quanto piuttosto sulle ragioni che ci spingono a inventare questo genere di cose.
Sono arrivata alla seguente conclusione: tutto questo simbolismo ci porterà alla tomba. “Ma anche no” –mi sono detta- “vedrai che tenteremo una petizione anche per quello”.
A furia di lasciarci ispirare da motti motivazionali che ci incitano a non rinunciare ai sogni, ci ripetono di credere che tutto sia possibile - anche “crescere all’indietro”, essere adulti cioè agendo con l’avventatezza dei bambini- carichiamo di eccessiva e impropria enfasi, finendo per stravolgerli, alcuni aspetti della realtà che non ci sarebbe consentito snaturare. Siamo nel bel mezzo di un’epoca “donchisciottesca”; però, a quanto pare, ci stiamo avviando ben oltre i “mulini a vento”.
La petizione per dire di no alla scomparsa di un’icona del proprio tempo è indubbiamente una di quelle idee suggestive e romantiche di cui si ha a volte bisogno nella vita. Abbandonarsi all’illusione di vincere la morte con un artificio sentimentale non costa nulla e, come tutte le esperienze “psichedeliche”, capaci cioè di espandere la coscienza, regala attimi di felicità. Tuttavia dallo psichedelico allo psicotico il passo è breve, questione – in fondo- di poche lettere.
Alla fine ho deciso di non aderire la petizione. Questa volta – ho pensato- hanno ragione le ragazze. Non perdiamo la testa. Infondo Dio resuscitando Lazzaro lo ha fatto solo morire due volte.
Sarebbe finita nel “dimenticatoio”, insieme alle altre trovate “simpatiche” che quotidianamente scorrono sulla mia timeline, se fossi stata da sola. Questa mattina, invece, ero con mia figlia e alcune sue colleghe di classe, riunitesi per ragioni di studio a casa nostra, e a loro la notizia è sembrata esilarante. Le espressioni e gli sguardi basiti mi hanno palesato il loro giudizio sulla faccenda già prima che si pronunciassero apertamente: la petizione è per loro totalmente priva di senso: modo velato di dire “cretina”.
Ho capito così che non avrei dovuto interrogarmi sulle incredulità delle ragazze, quanto piuttosto sulle ragioni che ci spingono a inventare questo genere di cose.
Sono arrivata alla seguente conclusione: tutto questo simbolismo ci porterà alla tomba. “Ma anche no” –mi sono detta- “vedrai che tenteremo una petizione anche per quello”.
A furia di lasciarci ispirare da motti motivazionali che ci incitano a non rinunciare ai sogni, ci ripetono di credere che tutto sia possibile - anche “crescere all’indietro”, essere adulti cioè agendo con l’avventatezza dei bambini- carichiamo di eccessiva e impropria enfasi, finendo per stravolgerli, alcuni aspetti della realtà che non ci sarebbe consentito snaturare. Siamo nel bel mezzo di un’epoca “donchisciottesca”; però, a quanto pare, ci stiamo avviando ben oltre i “mulini a vento”.
La petizione per dire di no alla scomparsa di un’icona del proprio tempo è indubbiamente una di quelle idee suggestive e romantiche di cui si ha a volte bisogno nella vita. Abbandonarsi all’illusione di vincere la morte con un artificio sentimentale non costa nulla e, come tutte le esperienze “psichedeliche”, capaci cioè di espandere la coscienza, regala attimi di felicità. Tuttavia dallo psichedelico allo psicotico il passo è breve, questione – in fondo- di poche lettere.
Alla fine ho deciso di non aderire la petizione. Questa volta – ho pensato- hanno ragione le ragazze. Non perdiamo la testa. Infondo Dio resuscitando Lazzaro lo ha fatto solo morire due volte.
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