Io
spero di resistere.
Quante giornate di scuola sono lunghi tre anni? Più o meno 630. Basterà sopportare per 630
giorni. Ce la posso fare.
Domani per fortuna è venerdì, il che significa un intero weekend di tregua. Domenica
andremo a messa e poi –volente o nolente- dai nonni, in campagna. Ci saranno
anche i cugini; dei veri scalmanati ma almeno due tiri in porta e una corsa in
bicicletta sono garantiti. Probabilmente finirà come al solito in una grossa
lite. Vabbè, in queste condizioni tutto fa brodo. Le zuffe certe volte possono essere
divertenti. In ogni caso tornerà utile per sfogare un po’ di rabbia. Oggi va
peggio del solito. L’umore è proprio sotto ai piedi.
Niente. Non scappa un sorriso. Eppure ci sto provando a cavarne fuori uno.
Resistere. Devo resistere.
Continuerò a muovermi per la cucina facendo finta di niente e intanto butto un
occhio. Chissà a cosa sta pensando. Il fine settimana passerà in fretta e
lunedì ricomincia l’incubo: scommetto che si arrovella su quello. Ormai è un chiodo
fisso. Non ci dà tregua. Ne’ a me, ne’ a
lui.
Non sono l’ingenua che crede. So bene cosa gli succede a scuola con i compagni.
E vedo quanto è solo qui a casa. Tutti quei pomeriggi buttati davanti al
computer. Le madri sanno sempre tutto.
Porca paletta se è complicato. Altro che troppo drammatica mia mamma quando
ripeteva che tutto è nulla se colpiscono te, ma non ti devono mai toccare i
figli. E’ stato difficilissimo, ai miei tempi, essere il bersaglio. Ora che
hanno messo sotto lui è più che difficile: è insopportabile. E invece mi tocca
sopportare. Ci tocca sopportare: 630 giorni.
E se andassi dalla professoressa di italiano? Magari non si è
accorta di quello che succede. Come potrebbe d’altronde. Sono bravi i bravi a non farsi sorprendere. Sarebbe, peggio, lo so. Diventerebbero solo
più feroci. Ma dove avranno imparato a fingere così bene? Mi salutano sempre
con educazione, diavoli . Chi potrebbe mai sospettare che dietro la facciata
da santarellini ci sia tanto marciume. Si credono superiori solo per qualche buon
voto e qualche moina che fanno alle insegnanti e si sentono in diritto di
giudicare, emarginare. Ma quanto si può
essere stronzi già a quell’età? D'altronde i genitori sono ottimi maestri.
Tutti ruffiani e falsi. Stronzi pure loro, tale e quale ai figli.
Alle riunioni sono talmente camorristi che non c’è da stupirsi dei ragazzi. Prepotenti.
Vengono, si propongono come rappresentanti di classe e si fanno eleggere da
quelli come loro a colpo sicuro, secondo un piano già stabilito prima. Hanno le
cricche, tale e quali ai figli. Si wazzuppano tutto il giorno pure loro scopiazzandosi
i compiti per non far sbagliare quei piccoli farabutti. Mi ferisce che minimizzino
certe condotte. Certi atteggiamenti andrebbero corretti e di corsa e a
bastonate. I loro figli rubano i libri ai compagni. Fanno sparire le cose dagli
zaini durante l’intervallo. Ce n’è uno che tocca perfino il sedere alle
compagne. Ai compiti in classe si organizzano per passarsi i compiti facendo
muro. Scelgono il posto agli altri secondo regole di esclusione che conoscono
fin dalla nascita. Danno feste a cui sono ammessi in pochi, naturalmente sempre
gli stessi. Tutto questo sotto l’ala protettrice e complice degli adulti. Adulti
poi, un branco di adolescenti viziati, sempre lì a sdrammatizzare: “sono
ragazzi, infondo lo fan tutti”.
No, stronzi. Non lo fanno tutti, vorrei gridargli ma mi mordo la lingua per non
far precipitare la situazione. Non lo fanno di certo quelli che in silenzio
devono sopportare e passeranno l’inizio dell’adolescenza in posizione fetale,
nell’angolo, cercando solo di resistere.
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