mercoledì 12 maggio 2021

ganglio 12

La costruzione delle sane paure e delle insane spavalderie. Ganglio di pura attualità.
Sono figlia di pessimisti cosmici.
Sono figlia di una coppia che ha messo su famiglia negli anni del bum economico, che ha lottato, per poi beneficiare degli incrementi salariali, della stabilità frutto dallo statuto dei lavoratori, della crescita felice del sistema sanitario nazionale, delle evoluzioni del diritto di famiglia, eppure ha mantenuto stretta al petto la paura del futuro. Ha continuato ad alimentare i propri fantasmi: della guerra, della fame, della precarietà, dei mali incurabili. Sono figlia di una coppia che ha con perseveranza risparmiato affinché il destino non la trovasse mai impreparata, che non si è mai concessa il passo più lungo della gamba, una coppia per la quale mettere il naso fuori di casa significava " andare a cercare pericoli".
Hanno vissuto male, mi hanno fatta vivere maluccio, lo ammetto, in termini di spensieratezza. Una normale infanzia felice, certo, ma non spensierata. Anche il mondo intorno contribuiva, non c'è che dire: la guerra fredda, il pericolo atomico, il terremoto, la nube tossica da Chernobyl. Era sempre un continuo stare sulle spine.
Quando è venuto il mio turno di tirare su figli, ho deciso di ballare al ritmo di una musica diversa. C'era pure Tonino Guerra, poeta prestato episodicamente alla comunicazione pubblicitaria, che dalla TV mi incoraggiava: "l'ottimismo è il profumo della vita" e io ho aspirato a pieni polmoni, agitando quel bouquet odorosissimo sotto il naso delle mie pargole.
Il mio terrore -si, perché, per antico vizio e paradosso, alla fin fine di preoccupazione si vive, e di serenità si muore- era che le mie figlie fossero travolte da quei soliti miei stessi terrori e allora stringere i denti, sorridere e minimizzare, finanche in caso di morte. Nei momenti bui aprivo le finestre per far entrare luce e deodoravo audacemente le stanze della loro infanzia.
All'improvviso però è arrivata l'allergia. Provate a mescolare l'ottimismo congenito di una cinquenne caratterialmente già propensa alla sdrammatizzazione, con la condotta perennemente rassicurante a cui vi siete votata come forma assoluta di religione. L'ottimismo all'ennesima potenza non è più profumo... e se non avete la possibilità di diluirlo con una congrua dose di pura essenza di immortalità, procura danni irreparabili.
Ho dovuto allora far retromarcia e correggere la rotta introducendo nel mix educativo il concetto di prudenza, a contaminare quello di positività.
Ho dovuto cambiare la formula magica da " si aggiusta tutto, non ti preoccupare" a " faremo del nostro meglio per risolvere il problema SE è nelle nostre capacità", riesumando quell'antico concetto di POSSIBILITA', di vulnerabilità ad erodere terreno alle certezze e alle invincibilità.
Non punto il dito contro i genitori che non hanno sentito la necessità e l'urgenza di ricalibrare la portata di un ottimismo estremo, ma certo un po' di colpa ce l'hanno se i loro figli oggi, con spavalderia, proclamano di non lasciarsi condizionare dall'epidemia . 
 

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