giovedì 13 maggio 2021
ganglio 29
Mi rimane un'unica paura nella vita. No, non è quella a cui avete pensato. Non è la morte che mi da pensiero.Me la porto dentro, questa fobia, da quando lessi il libro a cui ancora oggi sono più legata - lo so che si fa fatica a individuarlo perchè dico di ogni lettura pressapoco la stessa cosa-.
Ho paura di non riuscire a contare a ritroso partendo da 100 e sottraendo di volta in volta sette.
L'indizio avrà aiutato molti di voi ad identificare il romanzo a cui mi riferisco, ne sono certa.
Qual è il problema che si cela dietro questa operazione? Ho il terrore che per errore mi venga fatta erroneamente una diagnosi.
Io, ne sono certa, non so eseguire il compito. Non per demenza, al cui riscontro la prova tende, bensì per acclarato e incurabile deficit matematico-numerico.
Questa del 100-7 è un impresa da supereroina, quale io non sono.
Mi chiedessero di sottrarre 2 o 5, al limite anche 6, potrei farcela.
Perchè -mi chiedo- scegliere il 7 per sondare le capacità cognitive dell'anziano? Un numero dispari. Cominciamo con il dire che per tutti i numeri dispari, eccetto il 5, nutro una -credo genetica, poiché l'hanno manifestata anche le mie figlie- avversione. Se non bastasse aggiungiamoci che il 7 è lombrosianamente indisponente. E' arcigno, antipatico, scostante. E' cattivo. Ha l'aspetto dei duri, degli spietati. Non si presta a facilitarti il compito. Non ti aiuta. Perfino la sua tabellina è la più ostica che ci sia.
Per questa ragione sono anni, che quando sono da sola e non ho altri pensieri a farmi compagnia, mi esercito. 100; 93... e già qua mi perdo: il 3 altra bestia nera, che deve far cose con il 7...e andiamo ditelo, voi scienziati, di essere contro i poveri come me che non hanno una mente da calcolo.
Ora che l'ho confessato, mi sento meglio e per una duplice ragione:
Primo, gli amici capiranno finalmente il perchè della mia espressione perennemente corrucciata. Tranquilli, non sono arrabbiata, non ce l'ho con voi, sono semplicemente alle prese con il mio allenamento numerico.
Secondo, grazie al mio outing, se un giorno un medico si dovesse preoccupare della mia incapacità, qualcuno ricordandosi di questa confessione, verrà a testimoniare a mio favore.
Ormai è chiarito: non si tratta di demenza, bensì solo di calcolo-deficienza!
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