giovedì 13 maggio 2021

ganglio 31


 È rispuntato il ricordo di quando anni fa afferrai una bottiglia d'acqua frettolosamente. Troppo, e mi scappò dalle mani, naturalmente. Un tonfo e non c'era più. La cercai sul ripiano della cucina, poi a terra. Nulla. Sul pavimento dei frammenti di plastica bianca, grossi, vagamente triangolari.

Sai quando il cervello lavora per mettere insieme dei pezzi e fa fatica a ricomporre il puzzle?
Ci misi un po' a venirne a capo. Il coperchio della pattumiera presentava un enorme buco sul lato sinistro. Della bottiglia, che cadendo aveva rotto il secchio, però ancora nessuna traccia. Cavolo che roba. Eccola, sottosopra che spuntava dallo squarcio, semi sommersa tra i rifiuti.
A quel secchio c'ero affezionata. Ci rimasi male. L'avevamo comprato per la casa in Turchia e da allora ci aveva seguito ovunque.
Il pedale che serviva ad alzare il coperchio si era allentato per via dell'usura. Avevo temuto il momento in cui sarebbe morto, ma nel frattempo che sopravviveva, me ne rallegravo. Mi affeziono alle cose comprate in certi dati posti, quelle che poi mi vengono dietro. Mi ricordano che quei posti ci sono stati. Che io ci sono stata, che la mia vita ha avuto un ritmo anche altrove. Un ritmo diverso, uguale, un ritmo quotidiano anche lontano da qui e da ora. Ora il mio secchio non c'è più. Mi toccherà comprarne un altro.
Scrivo un banale requiem per un secchio, roba da matti. Ma guardando quel buco nero mi convinsi che nella vita le cose capitano così. Prima il secchio c'era, l'attimo dopo non più.
Purtroppo o per fortuna. L'ho rimpiazzato con uno più moderno, colorato. All'inizio lo guardai con antipatia, rimpiangendo l'altro. Poi mi sono convinta che si va avanti. Che tutto cambia. Il passato c'è, ma è giusto che sia al suo posto, a volte anche in fondo ad un secchio.

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