giovedì 13 maggio 2021

ganglio 40


 Wikipedia, “l’enciclopedia libera e collaborativa”, compie vent’anni. La notizia, ascoltata alla radio, spacchetta un nuovo capitolo delle mie divagazioni mentali. Vent’anni è un arco temporale lunghissimo. Sufficiente perché non si concepisca neppure una vita anteriore a tale rivoluzione. Che ne sanno i ragazzi di come si stava, come stavamo noi, prima della digitalizzazione, del copia-incolla, prima che tutto lo scibile umano divenisse prêt-à-porter? Posso mai prendere sul personale anche l’ anniversario di questa innovazione cruciale, della quale purtroppo usufruiscono, stando alle statistiche, solo il sei per cento delle donne a causa della striminzita disponibilità di momenti d’ozio, dell’impossibilità di accedervi correlata a condizioni di svantaggio socio economico, al loro impiego in attività che le escludono dal lavoro culturale? Posso mai, partendo da Wikipedia, ammorbarvi con le mie memorie? Volere è potere.

Dunque eccomi qua a rievocare l’era del pionierismo prewikipedico, quando, per svolgere le famigerate ricerche, dopo aver passato in rassegna l’arsenale in possesso di ciascuno dei componenti il gruppo designato dalla professoressa, dopo aver preso atto della ormai manifesta inadeguatezza dei “ quindici” rispetto alle mutate esigenze di complessità richiesta alle medie e dell’altrettanto palese obsolescenza dell’ Enciclopedia Universo De Agostini, completata collezionando pazientemente gli infiniti fascicoli settimanali con un’abnegazione che nemmeno i Santi, per assumere, negli anni settanta il ruolo di regina indiscussa delle male assortite librerie della classe operaia partenopea, si capitolava sulla ineluttabilità della spedizione alla biblioteca di quartiere.
Che ganglio è mai questo, decisamente anemico, piuttosto sbiadito, difettoso nei toni dell’intimità rispetto ai precedenti. Sto prendendo la questione apposta sul generico. Questa volta ho bisogno di un tragitto di avvicinamento più lungo per arrivare al cuore del ricordo che recupero da lontanissimo, al cui centro c’è proprio l’Enciclopedia Universo.
Ed eccomi qua. Ci sono. Non so ancora leggere e in casa non c’è ancora una libreria. L’arredamento delle sale da pranzo nelle case piccolo borghesi/operaie non contempla un mobile apposito per contenere i libri. Quello è per gli studi negli appartamenti dei professori e dei liberi professionisti. Mia madre, che costantemente va recuperando anfratti sgombri, nel tentativo di gestire le esigenze di spazio della famiglia in crescita, ha momentaneamente sistemato -meglio dire stipato- i dodici volumi, contando sul fatto che passeranno parecchi anni prima che noi bambini li adopereremo, nel guardaroba all’ingresso. Approfitto delle porte socchiuse e “rubo” uno dei libroni amaranto. Lo apro a caso, ben nascosta in un angolino. Minacciosi dinosauri dalle più disparate misure digrignano le fauci nella mia direzione. Non so per quanto rimango là, in silenzio, assorta nella contemplazione di quella meraviglia. Sicuramente fino all’arrivo di mamma, che mi strappa il libro con la fretta di ristabilire il suo inderogabile ordine. Da quel giorno faccio la posta all'armadio. Ogni volta che il prezioso tesoro torna accessibile io ne approfitto. Trafugo un volume e cerco spasmodicamente quella stessa pagina. Ignoro l’esistenza dell’ordine alfabetico che regna sui tomi, ignoro che in ciascuno di essi l’opulenza di nozioni costituite da biografie, fatti storici, luoghi, eventi, si moltiplica, si amplifica fino a risuonare di tutto “lo scibile umano” secondo un ordine rigoroso, scientifico. Continuerò ad essere all’oscuro circa l’esistenza di una chiave di accesso all’enciclopedico mondo incantato fino a quando la maestra non spiegherà le regole del vocabolario. Rincaserò, quel giorno, con una missione da compiere: prendere il volume giusto e ritrovare i miei benedetti dinosauri.
Affonderà le sue radici là, la mia passione per le enciclopedie? Tanto forte e radicata dall’aver desistito solo vent’anni fa, alla comparsa di Wikipedia appunto, dal proposito di regalarmi una Treccani? Ammesso che abbia desistito.

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