mercoledì 12 maggio 2021

ganglio 7


 "Scrivo per non aver niente da fare nel mondo: sono di troppo e non c’è posto per me sulla terra degli uomini." Rubo, perennemente rubo alle miei eroine, ai miei eroi della penna. Tra virgolette una frase di C. Lispector. L'espediente per aprire il ganglio di oggi, che potrebbe essere l'ultimo.

Il mio lessico familiare, cioè la lingua che ho parlato di gran lunga prima di quella madre -l'italiano scolastico dei miei genitori, detto anche "parlare bene"- regalo del matriarcato di nonne, zie e cugine con cui sono coralmente cresciuta nel mezzo del cortile, ogni tanto spuntava fuori inaspettatamente e quando compresi che fosse un problema - un grave handicap sociale- cominciai a starci attenta per evitare imbarazzi. Iniziai, per affinare la parola, la mia precocissima carriera di lettrice e quindi a sperimentare la scrittura, sotto la rigida disciplina di mia madre, che con la minaccia della riga da sarto di mio nonno a mo' di sprone, allestì, urlo dopo urlo, correzione dopo correzione, a uso e consumo della sottoscritta un manuale di scrittura minimo.
Alle scuole elementari venne fuori questo talento, che si consolidò alle medie. Mi fu appiccicata l'etichetta di "brava a scrivere", senza che nessuna delle mie insegnanti si desse mai la pena di limare la mia predisposizione. È così che nascono gli scrivani. Innaffiandoli di lodi non del tutto appropriate. Comunque, tirando a breve, quando ho compreso che il mio non era proprio talento ma piuttosto un "valliare sulla munnezza", il danno era fatto e il vizio di scrivere, brutto, pregnante, indelebile come quello delle droghe, del vino o delle sigarette, era ormai parte di me. Ed eccoci al ganglio di oggi. Si scrive perché non si ha nulla da fare al mondo, ma anche per essere letti.
Se non si metabolizza questa verità, viene meno uno dei presupposti di onestà della scrittura. Soprattutto se lo si fa pubblicamente, su un social. Da ciò se ne deduce che, per mancanza di lettori è inutile darsi la pena di comunicare a sé stessi cose che si sanno già. Oggi è un giorno speciale. Un giorno di bilanci. Dunque mi faccio un regalo e questa idea malsana la chiudiamo qua. 

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